Lo Statuto siciliano, prima di essere commentato e giudicato, va letto e ben compreso, soprattutto da chi è chiamato a rappresentare e governare la Regione.
Poi va applicato in ogni sua parte, soprattutto per ciò che riguarda i controversi rapporti con il governo centrale.
Per modificarlo, e ce ne sarebbe bisogno, bisogna attendere che nasca un partito dei siciliani che sia in grado di difenderne i principi perequativi e di giustizia sociale che furono al centro dei presupposti che portarono alla sua approvazione, nell’immediato dopoguerra, e per i quali i suoi illuminati autori lo vollero fortemente.
Non sarebbe male se, in tutta la Regione, si organizzassero “le giornate dello Statuto”, durante le quali coloro i quali lo hanno applicato, non solo chi lo ha studiato sui libri, possa spiegarne a tutti sia i pregi, sia i difetti. Per quanto mi riguarda sono a disposizione.
Immagino che il luogo ideale per svolgere questo tipo di importantissimo servizio sarebbero le scuole ma i dirigenti scolastici sono pronti a comprendere che la conoscenza delle leggi che regolano la nostra convivenza civile è importante tanto quanto la conoscenza del teorema di Pitagora o della data di nascita di Giuseppe Garibaldi o di Giuseppe Mazzini?
Mi auguro di si, ma intanto assisto attonito alla mancanza di iniziative idonee a formare non soltanto operai o impiegati ma anche e soprattutto cittadini consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri.