L’ossessione dei pauperisti, vecchi e nuovi, è sempre stata la lotta contro la ricchezza, attraverso la realizzazione di una diversa distribuzione del reddito.
Oggi, però, il vero problema non è la distribuzione del reddito, ma la sua adeguata produzione, che consenta di combattere contro la povertà.
Se nessuno sarà in grado di investire, se nessuno avrà voglia di rischiare, nessuno, in Italia come altrove, sarà in grado di produrre alcun reddito, dunque, nessuno avrà nulla da redistribuire e nessun welfare potrà tentare di tamponare una situazione che diventerà sempre più difficile.
In Sicilia lo sappiamo bene: abbiamo le risorse, ma non abbiamo né le necessarie condizioni strutturali, né gli investitori, quindi non abbiamo reddito da redistribuire, infatti, coloro i quali dispongono delle competenze necessarie emigrano e difficilmente torneranno.
Esempio: abbiamo un patrimonio artistico, archeologico e ambientale enorme, ma non abbiamo né le strade, né le ferrovie per raggiungerlo e per metterlo a profitto. Per noi ci sono solo offese, solitudine e abbandono: nessun progetto di sviluppo.
Al nord si cresce grazie ai voti e alla miseria del sud! Ancora una volta siamo i più convinti complici di questo autolesionistico disastro che spesso si regge su ascari buoni a nulla ma capaci di tutto.
Per noi le uniche politiche a cui i vecchi e i nuovi governanti hanno pensato riguardano le elemosine di Stato, alle quali abbiamo abboccato sempre, anche di recente. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.