Nei mesi scorsi, per la prima volta, approfittando di una manifestazione celebrativa sullo statuto siciliano, a Caltagirone, si è tenuto un incontro tra Sicilianisti e Sardisti.
Si è trattato di un’occasione molto importante, probabilmente unica nel suo genere, che ha avuto come obiettivo la possibilità di realizzare forme di collaborazione politica centrate sugli interessi reali di due isole che, troppo spesso, sono state dimenticate dai partiti nazionali e dalle loro coalizioni, sia di centrodestra sia di centrosinistra.
In una fase difficile e complessa come quella attuale, in cui la pandemia ha messo all’angolo l’economia e lo sviluppo, la collaborazione tra movimenti politici siciliani e sardi, con la prospettiva di un’ulteriore proiezione verso altre regioni del sud, rappresenta un fortissimo segnale verso la costituzione di un qualificato ed autorevole soggetto politico, post ideologico e territoriale, che promuova e affermi responsabilità e perequazione sociale ed infrastrutturale.
Allineare le condizioni di vita dell’intero Paese rappresenta un passaggio determinante per qualsiasi processo di ripresa.
Oggi più che mai bisogna impedire che qualcuno, dopo aver lucrato per oltre settant’anni sullo Stato unitario, cerchi di provocarne la spaccatura, creando per legge, con il consenso del governo, regioni ricche e regioni povere.
Prima si saldino i conti, prima si dia piena attuazione allo Statuto siciliano ed alla Costituzione e poi, se sarà necessario, se ne potrà riparlare, ma a condizioni differenti rispetto a quelle attuali.