Quando il fisco pretende troppo dai contribuenti, da socio dei cittadini nell’opera di buon governo dello Stato, si modifica, come faceva il dottor dottor Jekyll quando si tramutava in mister Hyde, e ne diventa mandante o complice, forse inconsapevole, nelle illegali attività di evasione. Insomma, quando il fisco pretende troppo rischia di ottenere poco e di infastidire i contribuenti inducendoli a compiere furbizie o illegalità.
È una forma di eterogenesi dei fini che trasforma ed altera il senso di giustizia, insito nella solidale partecipazione alle spese della comunità alla quale si appartiene, facendolo percepire come un ingiusto prelievo forzoso, assimilato a una sorta di insopportabile estorsione istituzionale, compiuta da uno Stato incapace di essere al servizio dei cittadini intesi come contribuenti.
Come ha ben compreso l’Europa e come avremmo fatto bene a comprendere in tempo anche noi, equità fiscale, burocrazia efficiente e “giustizia giusta” rappresentano i presupposti strutturali per rilanciare sviluppo economico, lavoro, istruzione, sicurezza e solidarietà sociale.
Chi suscita l’invidia popolare, facendola diventare strumento di azione politica, teorizza un Paese di ignoranti e di mediocri, terrorizzati di affrontare il domani e incapaci di vincere le sfide alle quali ci chiama il mondo.
Nella condizione nella quale ci troviamo dobbiamo metterà da parte ogni ridondanza burocratica o istituzionale e puntare ai risultati nel più breve tempo possibile.