Questa mattina, mi è capitata una cosa che considero positiva. Ho incontrato un giovane, accompagnato dalla sua fidanzata, che mi ha chiesto di aiutarlo a comprendere e praticare la politica.
Gli ho chiesto come mai si fosse rivolto a me. Mi ha risposto che mi aveva sentito parlare ad un convegno su Giovanni Spadolini, organizzato dalla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Catania e che era rimasto colpito, bontà sua, per la chiarezza con la quale mi ero espresso e con cui avevo descritto l’uomo, il politico ed il giornalista.
Dopo aver sentito le sue argomentazioni, gli ho spiegato che per comprendere, ma soprattutto per praticare, la politica bisogna studiare e lavorare, in quanto solo la competenza e un lavoro retribuito danno l’indipendenza necessaria a decidere liberamente anche quando risulta difficile farlo.
Decidere liberamente, ho chiarito, vuol dire non confondere, o non essere costretti a confondere, la mediazione sui risultati con la mediazione sui principi, né ad essere prigioniero delle funzioni istituzionali.
Il resto è solo un fatto organizzativo e anche per questo aspetto gli ho dato qualche consiglio, uno fra tutti: ricordarsi di essere membro di una famiglia, dunque di essere figlio, fratello, compagno, padre, ecc. Anche la famiglia ha i suoi diritti, e bisogna poterli garantire sempre.
Credo che il giovane sia rimasto soddisfatto della chiacchierata perché, andando via, mi ha ringraziato e mi ha detto che stava già pensando a come mettere in pratica i consigli che gli avevo dato, ma come?
“Intanto,” mi ha detto, “prendendo un buon voto in storia contemporanea e poi proseguendo con impegno il mio lavoro di mediatore assicurativo.”
“Prima di ogni cosa, però,” mi ha detto salutandomi, “devo accompagnare la mia fidanzata dal medico. Temo che abbia una fastidiosa calcolosi biliare.”