Leggo sempre più frequentemente ipotesi, forse fantasiose, riguardanti la riforma redditi di cittadinanza, cioè di stipendi senza lavorare, magari attraverso forme meno parassitarie di aiuto, della realizzazione di faraoniche opere pubbliche, e di altre iniziative simili.
Anche a me piacerebbero queste cose. Mi piacerebbero più asili nido, più case di riposo per anziani, ospedali migliori, mi piacerebbe che si istituisse il lavoro di cittadinanza e tanto altro.
Ma, per favore, gli ideatori di questi meravigliosi interventi potrebbero farci sapere come, nel dettaglio, pensano di finanziarli?
Per l’occasione, è opportuno precisare che le tasse sono già a circa il 70% del reddito di ciascun cittadino, che i parlamentari a cui ridurre stipendi e vitalizi, in tutto sono solo 3000 circa, mentre i disoccupati oltre 10 milioni, che la casa è già super tassata e che i tagli nella PA bisogna farli evitando di ridurre servizi, assistenza, scuola, trasporti e prestazioni sanitarie ecc.
Lo dico per far riflettere sul fatto che le elezioni sono vicine e le promesse sono facili. Personalmente credo che si possano raggiungere clamorosi successi elettorali anche raccontando balle, come qualcuno ha fatto spesso, ma non è detto che questo assicuri la capacità, dopo, ma anche prima, di governare con efficacia, efficienza e trasparenza.
Il buonsenso, il buongoverno, la competenze, l’onestà non possono essere slogan, così come non lo può essere la democrazia che deve andarci bene sempre, non solo quando vince il nostro candidato e non quando vince l’avversario, come nel caso dei grillini a Genova.
La democrazia non è solo governo della maggioranza, è soprattutto rispetto della minoranza e garanzia di alternanza. Fuori da questo modello c’è solo la dittatura.