Facebook mi ha appena ricordato che alcuni anni addietro ho presentato un disegno di legge per la valorizzazione dei talenti. 

Credo che un Paese che non coltivi i propri talenti non abbia un futuro. Un disegno di legge, però, non basta a cambiare una mentalità e un modello che hanno fatto prevalere la raccomandazione rispetto alla qualità, alla responsabilità, all’impegno. Per cambiare in maniera profonda è necessaria la partecipazione attiva di tutti.

Solo con l’impegno e la partecipazione, infatti, è possibile costruire una società in cui il talento prevalga sulla raccomandazione e l’efficienza sia più importante di un male interpretato sindacalismo.

Il percorso verso un simile risultato è lungo, è difficile ma non è affatto impossibile se si eliminano cerette sacche di iper protezione nelle quali si annidano inefficienza, democrazia acquisitiva, favori e tutto quanto altro serva alla gestione drogata del consenso attraverso l’uso della miseria umana. 

La scuola dovrebbe fare un grande lavoro, dovrebbe aiutare i più deboli e premiare i migliori ma non certo appiattire per evitare che le differenze si notino. 

Un tale modello, però, presuppone competenza, preparazione, sensibilità, buonsenso e soprattutto responsabilità, oltre che una grande collaborazione da parte delle famiglie, che invece esagerano in tolleranza. 

I modelli di riferimento non mancano, nel mondo esistono sistemi scolastici di primissimo livello dai quali si potrebbe prendere spunto ma il presupposto è che la scuola faccia un esame di coscienza e soprattutto collabori a migliorare se stessa.