La protesta, quando è priva di proposta, potrà pure far vincere le elezioni, ma difficilmente permetterà l’efficace governo di un Paese.
Per cambiare l’Italia, a cominciare dalla Sicilia, ci vorrebbe una protesta propositiva e partecipata, fondata sulla conoscenza, sulla competenza e sull’onestà dei cittadini e dei politici, piuttosto che su burocrati infedeli, su presunti leader arroganti e incompetenti, su uomini e donne in cerca di piccole miserie e su comitati d’affari delle opposte fazioni.
Per questo motivo non è importante soltanto correre di più, bisogna invece correre più velocemente riuscendo a non farsi male. In tal senso penso ad alcuni obiettivi:
1) Un Paese fondato sulla libertà, sulla responsabilità, sulla sicurezza, sulla solidarietà, sul merito, sul lavoro produttivo e sulla perequazione sociale ed infrastrutturale;
2) Una riduzione del peso fiscale attraverso l’eliminazione delle spese improduttive e delle ridondanze negli apparati dello stato e nelle procedure della burocrazia;
3) Una giustizia responsabile ed efficiente, nella quale giudizio e accusa siano nettamente separati ed abbiano pari opportunità;
4) Una burocrazia certa, celere, trasparente, competente e costantemente aggiornata da parte dell’amministrazione pubblica;
5) Una economia fondata sulla valorizzazione e sulla tutela delle risorse proprie offerte dal territorio sia in termini di prodotti che in termini di beni materiali, immateriali ed ambientali;
6) Una politica infrastrutturale che consideri il patrimonio immobiliare pubblico e privato e l’ambiente come risorse da tutelare per mantenerne alto il valore;
7) Una politica della viabilità e dei trasporti, a partire dal Ponte sullo stretto, ancorata ai territori e al patrimonio turistico o economico che si intende promuovere;
8) Una politica sociale volta all’integrazione ed al recupero dei soggetti comunque svantaggiati;
9) Una sanità che tuteli gli ammalati non i primariati;
10) Una politica e dei politici realmente rappresentativi e competenti, liberi dalla facile demagogia e dai condizionamenti finanziari di natura speculativa, che sappiano essere prima che apparire, proporre prima che protestare.
11) Un’istruzione che oltre ad informare sappia formare e sappia formarsi, pensando agli studenti e non alle cattedre;
12) Un’Europa dei popoli e non delle lobby finanziarie e speculative aperta al Mediterraneo ed alle sue dinamiche di crescita;
13) Un sistema fiscale fondato sulla deducibilità globale;
14) Una ospitalità per gli extracomunitari che parta dal miglioramento delle condizioni dei paesi di origine, sia partecipata, compatibile e condivisa con tutta l’Europa;
15). Un sistema sociale che premi i meritevoli e sostenga i disagiati assicurando pari opportunità e inserimento compatibile.