In Sicilia, l’atteggiamento dei vertici ufficiali della Forza Italia di oggi non è quello tipico dei dirigenti di un partito leggero che, alla fine dello scorso millennio, tentavano di mettere insieme i moderati per interpretarne il desiderio di guidare la rivoluzione liberale sognata, e ancora auspicata, dal Paese.
Sembra invece quello del fiacco e viziato nobile decaduto, senza denari né idee, il quale, dopo aver dissipato un patrimonio enorme, pretenderebbe adesso di continuare ad essere servito a tavola da maggiordomi in livrea e persino che siano questi ultimi a pagare di tasca propria i debiti contratti dalla casa.
Tutto questo accade mentre i cittadini attendono lavoro, giustizia, sicurezza, libertà e vogliono scegliersi direttamente i propri rappresentanti, ma anche mentre tanti volenterosi, fuori da ogni vecchio schema, vorrebbero aprirsi alla politica che cambia. Eppure il messaggio che viene dall’elettorato è più che evidente: sempre meno gente va a votare perché non ritiene adeguata l’offerta politica. Evidentemente la riduzione della rappresentanza elettorale sostanziale non interesse più a nessuno, forse neanche ai cittadini che dovrebbero difenderla con le unghie e con i denti.