“Siciliani verso la Costituente”, dopo essersi rivolto ai cittadini stanchi del modo in cui vengono trattati da un governo centrale fortemente orientato verso Nord, in questi giorni, sta lanciando un appello ai Partiti, ai Movimenti alle Organizzazioni rappresentative del mondo del lavoro, dell’impresa, del volontariato e delle categorie sociali che, senza discriminanti di natura ideologica, intese nel senso comune del termine, hanno scelto di dedicare il loro impegno alla difesa delle ragioni della Sicilia ed alla lotta per il riscatto e la crescita civile e sociale delle popolazioni che vi operano e risiedono.

L’appello riguarda la formazione unitaria e partecipata di un tavolo comune per la elaborazione di un programma che dia luogo ad un soggetto politico organizzato, che rappresenti il territorio, che scelga, formi, indirizzi e controlli i propri rappresentanti nelle istituzioni affinché, tutti insieme, in strettissima collaborazione, si possa lavorare per una Sicilia diversa, operosa, sicura, attiva, capace di bloccare l’emigrazione di oltre 20.000 giovani l’anno e rilanciare democrazia, lavoro, economia, infrastrutture, servizi, sanità, cultura, ambiente.

Chi fosse interessato,  e sono già in tanti, potrà leggere l’intero testo dell’appello nel sito di “Siciliani verso la Costituente”, ma intanto facciamo qualche considerazione. 

In passato siamo stati abituati ad aderire a partiti formati da altri, che spesso ci hanno diviso, oggi è certamente venuto il momento di farne nascere uno diverso, che ci unisca a sostegno di sogni, aspettative, interessi, culture, diritti, non che ci separi a vantaggio di qualcuno che neanche conosciamo. 

I problemi della nostra regione e del Sud hanno bisogno di impegno, onestà, lealtà, competenza, idee e voglia di fare, non di recriminare. Insomma, basta  con le pruriginose malinconie e con i comodi pretesti, adesso bisogna combattere e metterci la faccia. 

Dalla nascita della Repubblica, le epoche politiche si sono susseguite e con esse si sono susseguiti i governi, i ministri, le maggioranze, i parlamentari, ecc. Ciò che è rimasto costante, come dimostrano anche i più recenti studi effettuati dall’ISTAT e da altri istituti di ricerca specializzati, è il disinteresse verso il Sud e verso la Sicilia in particolare.

Anzi no. L’interesse, talvolta, c’è stato, ma è stato un “interesse peloso”, cioè volto a speculare sui problemi del Mezzogiorno e della nostra Regione, come accade con qualche trasmissione televisiva, guardandosi bene dal risolverli, anzi, puntando spudoratamente a gestirli.  

Quello che, certamente, è mancato è stato un impegno, ad esempio, a potenziare le infrastrutture, a valorizzare le risorse, ma è mancato anche il varo di politiche realmente efficaci, che fossero affidate a chi sapesse e potesse applicarle, com’è accaduto in regioni come il Trentino o la Valle D’Aosta, capaci di usare la loro autonomia attraverso partiti territoriali.

Ebbene, un recente sondaggio attribuisce ad un potenziale soggetto politico che sia espressione delle istanze dei meridionali e dei siciliani in particolare un eccellente 24%, una cifra quasi incredibile. 

Il dato è di grande rilevanza e, proiettato su base generale, potrebbe portare ad un risultato superiore al 10%, molto più di quanto non venga in atto accreditato ad altri importanti partiti nazionali. 

Secondo lo stesso sondaggio, le credenziali politiche di un partito di questo genere dovrebbero essere quelle legate ad iniziative miranti ad ottenere per il Sud più lavoro, più sicurezza, una corretta perequazione infrastrutturale, il rispetto dell’ambiente, l’efficienza e l’efficacia della burocrazia e dei servizi pubblici, con particolare attenzione alla sanità, ai trasporti ed all’istruzione. 

Per i cittadini interpellati, in un ipotetico partito di questo genere, la discriminante ideologica sarebbe relegata a percentuali di bassissimo rilievo, inferiori al 10%, sia per quanto riguarda il centrodestra, sia per quanto riguarda il centrosinistra. Ciò significa che, per una notevole parte dell’opinione pubblica, i valori e le esigenze del territorio hanno maggiore peso degli schieramenti tradizionali.

Credo che i meridionali ed i siciliani abbiano le idee molto chiare, ma ci sono alcuni altri elementi per i quali chiedono garanzie, sono la democrazia, l’onestà e la competenza della classe dirigente, che essi desiderano scegliere e controllare direttamente, per evitare di essere, ancora una volta, vilmente traditi.