I buoni medici sono quelli che azzeccano la diagnosi ed azzeccano pure la terapia, adeguandola alle condizioni generali e specifiche del paziente. I buoni medici, prima di esprimersi studiano, analizzano, indagano e poi agiscono per via farmacologica o per altra via, a seconda della patologia, stabilendo dosaggi e posologia.

Così come non esiste un farmaco che sia buono per tutti i malanni, infatti, non esiste neanche un tipo di politica economica buono, realmente adeguato, per tutti i territori, a prescindere dalle loro condizioni di base. 

I modelli produttivi a cui fare riferimento, com’è ovvio che sia, non possono non tenere conto delle vocazioni delle aree che dovranno esprimerli, delle infrastrutture di cui esse dispongono, del capitale umano reperibile sul mercato di prossimità, insomma, per dirla con una sola parola, della situazione generale presente. 

In Italia, i partiti tradizionali, sotto l’impulso degli uomini e dei gruppi di potere che li hanno guidati, hanno sempre spinto la Sicilia verso economie lontane dalle sue condizioni e dalle sue vocazioni, ma vicine ai modelli di altre parti del Paese o ad esse più utili, ai fini dei loro specifici interessi. 

Nell’Isola sono state fatte nascere le acciaierie, senza che vi fossero miniere di ferro e senza porti adeguati per esportarne i prodotti, le raffinerie, che inquinano, non bonificano ed in cambio deturpano la costa e l’ambiente, la grande distribuzione, che privilegia i prodotti esteri, trascurando quelli locali, di gran lunga di qualità migliore, ecc.

Un partito territoriale, che fosse espressione del popolo siciliano, sulla falsariga di quelli operanti in Trentino Alto Adige, in Valle d’Aosta o in Sardegna, ove avesse agito virtuosamente ed avesse avuto successo, avrebbe impedito un tale scempio e sarebbe servito a costruire un modello di sviluppo capace di interpretare ciò che siamo, ciò di cui disponiamo, ciò che rappresentiamo, privilegiando i nostri prodotti tipici, il nostro clima, il nostro ambiente, il nostro patrimonio archeologico, artistico e culturale ecc.

Per riuscire in questo difficile compito, però, non basta sognare, non basta delegare ed aspettare e non basta neanche lamentarsi, alla ricerca di qualche nemico, vero o presunto, a cui attribuire colpe o responsabilità capaci di procurarci facili assoluzioni.  

Per riuscire in questo difficile ma entusiasmante compito bisogna essere in tanti, bisogna essere umili e operosi, bisogna essere uniti, bisogna mettere da parte sia gli inutili protagonismi, sia le ideologie tradizionali, bisogna esprimere una classe dirigente onesta competente e capace di sostenere le ragioni per le quali è stata scelta dai cittadini, che non possono essere considerati soltanto come elettori da usare. 

In passato, i partiti nazionali sono serviti soprattutto a dividere i siciliani, facendo il gioco di altri, che certamente ne hanno tratto ampi vantaggi. I partiti nazionali, tutti i partiti nazionali, nessuno escluso, hanno usato i voti della Sicilia per governare da Roma nell’interesse delle economie più forti.

Qui non si tratta di fare il processo alla storia, non servirebbe a nulla se non che a perdere prezioso tempo, né si tratta di fare il processo alle singole persone, dato che era quello il sistema e non era assolutamente facile sottrarsene, le alternative non c’erano. 

Si tratta, invece, di non ripetere gli errori del passato a causa dei quali, ad esempio, al netto della buona fede di chi ha votato e di chi ha ottenuto i voti, il 61 a 0 del centrodestra ed il 61 a 0 dei grillini non hanno prodotto niente di serio né per l’economia siciliana, né per le sue infrastrutture, né per l’occupazione, né per la crescita, nel senso più ampio del termine. 

Ecco: un soggetto politico territoriale, democratico, post ideologico, onesto, efficace, dovrebbe partire proprio dal modello di sviluppo che intende proporre e che intende realizzare, evidenziando ciò di cui già si dispone e ciò di cui ci si deve dotare. 

È su questi argomenti che deve aprirsi un franco e leale confronto politico, non sulla personalità dei leader o sulla loro capacità di fare ridere, di fare piangere o di fare la voce grossa.