Li abbiamo sempre considerati insulti gratuiti, luoghi comuni, frasi fatte, chiacchiere, necessarie per fornirci pessime referenze, ma ci hanno sempre fatto male, ci hanno offeso profondamente, anche perché quelle parole, in realtà, erano false e ingiuste.
“Sei del Sud, dunque sei sudicio!” C’è lo siamo sentiti dire spesso, tra l’ironico e lo sprezzante, da personaggi che sudici lo erano davvero e che, giorno dopo giorno, ci privavano del diritto di essere cittadini, ai quali riconoscere la parità di “dignità e diritti” che ci spettano, come spettano a chiunque.
Sì, la battuta, alla quale facevo prima riferimento, è tanto vecchia quanto ingiusta; talvolta, è vero, ci ha dato parecchio fastidio, ma siamo stati al gioco, perché forse, diciamolo onestamente, ci faceva pure comodo!
Adesso, però, c’è chi vorrebbe esagerare e questo non può trovarci né disponibili, né consenzienti. Insomma, noi siciliani e, in genere, noi del Sud, dobbiamo prepararci a reagire, possibilmente in maniera documentata, decisa ma anche composta.
Il Sud non è soltanto un luogo geografico, né è soltanto la prima sillaba di “sudicio” o di “suddiviso” o di “suddito” o di “sudato”. Il Sud è sinonimo di unità d’Italia, di sangue versato da migliaia di “picciotti”, di sacrifici, di emigrazione, di lingua italiana, di arte, di letteratura, di coraggio, di paesaggi incontaminati, di mare pulito, di archeologia, di scienza, di filosofia: ma perché nessuno se ne ricorda mai?
Perché i giornalisti, persino quelli siciliani, che dovrebbero raccontarci anche queste cose, se ne dimenticano spesso, soprattutto quando diventano “grandi firme” di giornali nazionali?
Perché nessuno ricorda che la lingua italiana nacque alla corte di Federico II, a Palermo, con Jacopo da Lentini e Ciullo D’Alcamo? Perché nessuno ricorda che Verga, Pirandello e Brancati erano siciliani?
Perché nessuno sottolinea il fatto che figli di questa terra erano pure attori come Grasso, Musco, Randone, Ferro, musicisti come Bellini, scienziati come Majorana, aviatori come Angelo D’Arrigo, cantautori come Battiato o Carmen Consoli?
Perché si dice la cantante italiana Juny Russo e il mafioso siciliano Totò Riina, dato che sono nati entrambi a Palermo o nelle immediate vicinanze?
Perché si parla dell’Etna come di un “mosto siciliano”, quando sputa fuoco e provoca danni e dolore e del più alto vulcano d’Europa, quando è tranquillo, pacioso, e incuriosisce i milioni di turisti che vengono a visitarlo?
No, non voglio fare del retorico e nostalgico meridionalismo, voglio soltanto dire che sarebbe bello se un gruppo di intellettuali, scienziati, politici, artisti, giornalisti, padri e madri di famiglia si mettessero insieme per riscrivere e diffondere una storia meno bugiarda della Sicilia e del Sud.
Vorrei tanto che lo facessero in modo da evidenziare non solo gli aspetti negativi, che esistono e non bisogna negarli, ma anche quelli positivi, di cui pochi si accorgono, ma che vengono costantemente usati per colpire, denigrare, offendere la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra intelligenza, la nostra onestà, il nostro essere lavoratori, il contributo che abbiamo dato alla crescita del nostro Paese e della civiltà mondiale in genere.
Certo, se poi gli stessi intellettuali, scienziati, politici, artisti, padri e madri di famiglia riscrivessero anche la storia del Nord, evidenziando quanto di negativo esso ha prodotto, non sarebbe male, ma non voglio fare provocazioni, semmai si tratterebbe di riequilibrare la situazione!
Mi chiedo soltanto se qualcuno ricorda dove siano nati Curcio, Vallanzasca, Moretti, Bozano, Cavallero, Lutring, Concutelli ed altri, che certo non hanno brillato né per onestà, né per il contributo reso alla crescita civile del nostro Paese.
In fondo, i martiri di mafia, ad eccezione di Dalla Chiesa, sono tutti siciliani, come siciliani sono i milioni di cittadini che ne ricordano il sacrificio!
No, non è con le ripicche o giocando ai buoni e cattivi che si cambiano le sorti dell’Italia, né si cambiano negando i meriti del Nord o i demeriti del Sud e viceversa. Ciò che serve è una forte dose di intelligenza, conoscenza, tolleranza, competenza, solidarietà e, soprattutto, onestà!
In fondo, non ci vuole molto! Per questo sarebbe interessante se, insieme al tanto proclamato federalismo fiscale, purché sia in grado di compensare il divario tra Nord e Sud, pensassimo anche a quello infrastrutturale e realizzassimo una sorta di federalismo culturale, capace di rimettere in ordine la verità storica ed economica del Paese.
In questo modo, si potrebbero contestualizzare fatti, circostanze, responsabilità, magari costruendo, insieme alla “Terza Repubblica”, anche un’altra storia d’Italia: quella dell’unità sociale, oltre che geografica; intellettuale, oltre che politica, nel rispetto di principi irrinunciabili come la libertà, la pace, la solidarietà, la responsabilità, la tolleranza.
Chissà se un giorno qualcuno ci riuscirà, chissà se, forse, qualcuno ci sta già pensando! Io ci spero profondamente e credo di non essere il solo a dire che, è vero, i capitali della Fiat erano del Nord, ma le braccia erano del Sud!