di Vito Pirrone

Francesco Cossiga, con la sua ironia, intitolò un libro: Gli italiani sono sempre gli altri .
È capitato a tutti sentire leader di partiti, scrittori, intellettuali engagés, affermare “in questo Paese …”. Invero è un’espressione che da un po’di fastidio, perché esprime il senso dell’alterità, di estraneità. Diceva Aldo Cazzullo, è un modo di chiamarsi fuori.
Invece notiamo che è un modo di dire comune.
Certamente ognuno può tirarsi fuori, esplicitando le proprie motivazioni. Certamente questo non regge per chi regge le fila della politica. Proprio loro non possono parlare ponendosi in una posizione di estraneità, dando nell’ascoltatore l’idea dell’alterità.
Certamente non è facile vivere in un Paese ove il merito è disatteso, ove la disoccupazione giovanile ha assunto livelli paradossali.
In vero l’Italia è una, e tutti ci siamo, nessuno può estraniarsi o deresponsabilizzarsi, perché siamo tutti corresponsabili dell’attuale sistema Italia. Gli altri siamo noi.
La separazione che si vuole rappresentare da parte di certi politici è un ossimoro. Sosteneva Camus: “ogni generazione si crede destinata a rifare il mondo. Ma il suo compito più grande è evitare che il mondo si disfi”.
La società odierna è sempre più disarticolata ed in questa complessa struttura, si cela una classe politica ed economica priva di capacità costruttiva.
Il progresso si realizzerà non con le piccole concessioni di una politica ridotta a macchina elettorale, ma tramite l’emergere di una struttura organizzata che nasca dal basso, dai bisogni della gente, e che si stacchi da una politica romacentrica, ed avrà la capacità di mettere la persona al centro di un rapporto dialettico e strutturale. Questo soggetto postideologico, partendo dalle periferie, dovrà creare una nuova visione di comunità politica, facendo emergere bisogni silenziati. Una struttura capace di mutare l’attuale assetto politico, che saprà fare proprio il messaggio di Camus, scongiurando l’attuale disfacimento.
Infatti, quando la sfiducia verso coloro che governano si allarga, si aprono scenari di recupero di democrazia. Il distacco antropologico, etico, morale, porta alla spontanea formazione di nuovi movimenti politici in grado di integrare la periferia con il centro. La politica ed il diritto devono essere inclusivi.
Forse, può avere un senso parlare degli “altri”, solo se si considera che in Italia si è applicata una politica che non rappresenta tutti gli italiani, una politica nord centrica, dove il sud ha subito l’ascarismo dei propri rappresentanti.