A quanti pensano che la Sicilia sia priva di storia, di risorse e di opportunità capaci di favorirne lo sviluppo ed incrementare l’occupazione, bisogna ricordare bene qualcosa, anche per evitare che, forse inconsapevolmente, si possano commettere spiacevoli errori. 

Bisogna farlo convintamente e farlo spesso, per aiutare gli scettici e gli ignoranti a non cadere nella rete dei luoghi comuni, che altri hanno costruito per ingabbiare i siciliani e privarli persino della speranza che possano avere un futuro migliore.

Per questa ragione, a quanti pensano che la nostra regione non sia in grado di svilupparsi, perché non disporrebbe delle potenzialità necessarie per crescere, dunque, non meriti infrastrutture, ma assistenzialismo, desidero ricordare qualche piccolo dettaglio che potrebbe essere loro sfuggito! 

L’Etna, lo Stromboli, Panarea, Lampedusa, Linosa, Pantelleria, Favignana, Ustica, Levanzo, Marettimo, Salina, Lipari, Vulcano, Filicudi, Alicudi sono isole siciliane straordinariamente amate dai turisti. 

Quasi mille chilometri di coste incontaminate, le miniere di zolfo, gli idrocarburi, il 60% circa dei beni archeologici italiani, uno sconfinato patrimonio librario e artistico, il barocco della valle di Noto, la Villa del Casale, la Cappella Palatina, la scala di Caltagirone, la Scala dei Turchi sono siciliani.

Erice, Cefalù, Taormina, Ibla, Piazza Armerina, La Valle dei Templi di Agrigento, sono siciliane e rappresentano località famose nel mondo per quello che rappresentano ed hanno rappresentato nella storia dell’umanità. 

Il pecorino ragusano, l’olio delle valli trapanesi e del Belice, le arance rosse, i grani antichi, il pistacchio di Bronte, le lenticchie di Enna, i capperi di Pantelleria, la nocellara dell’Etna, l’uva di Canicattì, i pomodorini di Pachino, il ficodindia dell’Etna e di San Cono, il mandarino tardivo di Ciaculli, il miele di Zafferana e di Sortino, decine di vini pluridecorati sono siciliani.

I cannoli, la cassata, le crispelle, gli arancini, la caponata, la pasta con le sarde, la pasta alla norma il gelo di melone, la torta sette veli, le granite, il cioccolato di Modica, il panettone di Castelbuono, il marsala, il passito di Pantelleria sono siciliani. 

Decine di piccole e medie imprese artigiane e commerciali che resistono al silenzio dello Stato, cinque parchi naturali, una moltitudine di riserve ed aree protette, il duomo di Monreale, la Cappella Palatina, il Palazzo Reale di Palermo, il Castello Ursino di Catania, i teatri lirici e quelli greci e romani sono siciliani.

La lingua italiana nata, con Ciullo d’Alcamo e Jacopo da Lentini, alla corte di Federico II, la pace di Caltabellotta, i primi Parlamenti di Mazara, Palermo, Catania antesignani del sistema democratico, Diodoro Siculo, Empedocle, sono siciliani. 

Giovanni Verga, Luigi Capuana, Giuseppe Villaroel, Luigi Pirandello, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Elio Vittorini, Nino Martoglio, Goliarda Sapienza, Ercole Patti, Vitaliano Brancati, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Bonaviri, Gesualdo Bufalino, Leonardo Sciascia, Salvatore Camilleri sono siciliani.

Vincenzo Bellini, Giovanni Pacini, Franco Battiato, Gianni e Marcella Bella, Vincenzo Spampinato, Luca Madonia, Carmen Consoli, Umberto Balsamo, Rosa Balistreri, sono siciliani.

Giovanni Grasso, Angelo Musco, Rosina Anselmi, Salvo Randone, Franchi e Ingrassia, Renzino Barbera, Turi Ferro, Lando Buzzanca, Pino Caruso, Gilberto Idonea, sono siciliani.  

Così come sono siciliani i tanti martiri che hanno sacrificato la loro vita sull’altare della sicurezza e della legalità come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Rosario Livatino, ecc.

È siciliano tanto, tanto e tanto altro ancora che, per ovvi motivi di spazio, mi scuso di non poter citare, anche se molto spesso ce ne dimentichiamo e ricordiamo solo quello che ci fanno ricordare con perfidia e malizia. 

Ciò che manca alla Sicilia non sono, quindi, né le risorse materiali, né quelle intellettuali. Ciò che manca sono le infrastrutture di cui altre parti d’Italia dispongono, ma soprattutto manca una classe politica moderna, onesta e competente, che risponda esclusivamente alla Sicilia, ai suoi abitanti ed a partiti o movimenti esclusivamente siciliani. 

Per formare e selezionare una siffatta classe politica non bastano le intenzioni, non bastano i malinconici lamenti, non basta cercare qualcuno su cui scaricare la colpa: ci vuole l’impegno di tutti e ci vuole la piena consapevolezza che nessuno farà mai per noi ciò che noi stessi non saremo in grado di fare!