A proposito del rapporto, spesso conflittuale, tra cittadini e politici, riprendo, in sintesi, un’affermazione dello scrittore Ottavio Cappellani, durante una trasmissione televisiva, alla quale partecipavamo entrambi.
Dice, più o meno, Cappellani: “siamo veramente sicuri che i politici siano peggiori dei cittadini? I politici devono, per necessità, essere migliori, altrimenti rischierebbero di non prendere i voti. Infatti, se fossero peggiori, come si dice, non verrebbero rieletti.”
Mi aggancio alle sue parole per chiedermi retoricamente: “Siamo sicuri di averli visti bene i cittadini? Sì, i cittadini, quelli con i quali conviviamo nella stessa città o nello stesso condominio, quelli che incontriamo sull’auto bus o con i quali facciamo la fila dietro uno sportello, quelli che di cui ascoltiamo le lamentele, talvolta strumentali!
Posteggiano in doppia fila, ti sorpassano a destra, frodano le assicurazioni con incidenti fasulli, falsificano i titoli di studio, uccidono i moribondi sulle ambulanze, frodano il fisco, ti fregano sul peso o sulla qualità della merce che ti vendono, spacciano droga, violentano le donne, picchiano i figli, rapinano e truffano gli anziani, ti spintonano per passarti davanti, non rispettano le precedenze, si fanno timbrare il cartellino da altri, corrompono i politici (che non vedono l’ora) per ottenere ciò che non potrebbero mai ottenere, ecc.
È difficile, poi, che un politico uccida, semmai organizza un golpe! È difficile che rapini una banca, semmai corrompe il consiglio di amministrazione. È difficile che evada il fisco, semmai esporta valuta all’estero!
Un politico non ha bisogno di raccomandarsi con qualche amico per ottenere un posto letto, sceglie lui il primario e se non gli piace lo cambia, a prescindere dalle sue qualità professionali, magari sostituendolo con uno più “fedele” alla causa.
Un politico, soprattutto di questi tempi, non dice di aver commesso una stupidaggine, dice che non ha aperto la posta elettronica, non rimedia al danno provocato, chiede scusa, non prende soldi dai corruttori ma polizze assicurative.
È vero, i politici hanno il vitalizio, cioè la pensione, anzi, lo avevano, ma vogliamo parlare delle false pensioni di invalidità degli integerrimi cittadini? Vogliamo parlare del non indispensabile ricorso a certa cassa integrazione guadagni degli irreprensibili imprenditori? O preferiamo parlare della falsa indennità di disoccupazione e degli onnipresenti sindacati?
Mi sembra di capire che tra i politici tanto disprezzati dai cittadini e i cittadini medesimi, di cui i politici, per essere rieletti, non possono fare a meno di assecondare “vizi e virtù”, l’unica differenza sia nei metodi utilizzati per violare la legge.
Il politico, normalmente, è più raffinato, sottile, mellifluo; il cittadino, invece, è più diretto, spesso persino incosciente, ma è costante, è presente, almeno fino all’ottenimento di quanto richiesto, che normalmente è qualcosa che viene negata a un altro come lui!
Insomma, la verità è che, in assenza di una profonda educazione alla civiltà, ciascun popolo, in media, esprime ciò che è, ma nega di esserlo, anzi, si ritiene vittima di un sistema nel quale è perfettamente integrato, persino quando lo combatte.
In realtà, però, forse non lo combatte affatto, semmai combatte chi cerca di modificarlo, per renderlo più efficiente e più trasparente, magari fingendo di sostenerlo.
Adesso, però, non fate caso a ciò che dico, perché ancora non ho preso il caffè! E poi sono, notoriamente, “politicamente scorretto”: ma quanto mi piace…!