“L’iscrizione del calcio Catania non è un miracolo e neppure un traguardo. Ma è senz’altro un obiettivo di cui andare orgogliosi perché non scontato e soprattutto frutto di un impegno corale che ha pochi precedenti. I valorosi dirigenti della Sigi che da un anno tengono accesa la fiammella di una storia rossazzura che dura da 75 anni e che hanno sempre messo il cuore oltre ogni ostacolo. I numerosi imprenditori catanesi, alcuni anche sul filo di lana del traguardo, hanno mostrato generosità solo con l’obiettivo di dare un contributo concreto alla passione di migliaia di catanesi. Infine, il commovente impegno del vero grande patrimonio del Calcio Catania: i suoi impareggiabili tifosi, semplici cittadini che hanno reso un tributo di amore secondo le proprie possibilità, dimostrando attaccamento viscerale ai colori e alla storia della propria squadra, che come ha anche detto il tribunale etneo, a Catania, è un importante fattore sociale. Mi sono speso personalmente, a fari spenti, ma concretamente, perché la matricola 11700 non divenisse preda di avvoltoi, sollecitando e incoraggiando, sostegni economici a un progetto in cui devono convivere cuore e cervello. Affinché scoramento e delusione non prendessero il sopravvento in un tessuto sociale provato dalle difficoltà economiche e oltraggiato da un anno e mezzo di terribile pandemia. Solo il primo passo, è evidente. di una scalata che deve riportarci anche nel calcio ai livelli che ci competono. Ho segnali tangibili che molti che finora sono rimasti alla finestra, vinceranno le diffidenze. Dobbiamo fare quadrato perché abbiamo dimostrato che siamo una comunità, che pur tra mille contraddizioni, riesce a riconquistare sempre la dignità della schiena dritta. Catania non si salva, nel calcio e nella vita di ogni giorno, se non costruiamo il futuro con le nostre mani, la nostra inventiva, il coraggio di chi non arretra di fronte alle difficoltà. Dobbiamo vincere quel fatalismo che talvolta ci attanaglia, che ci fa anteporre gli ostacoli alle risorse infinite di realizzare un’impresa, che invece sono nel nostro dna. In questi primi tre anni di sindacatura, in molti, mi hanno chiesto <<chi