La logica della contrapposizione antistorica non ha mai fatto del bene a nessuno, soprattutto quando le parti in conflitto tra loro dispongono di armi molto ma molto impari in tutti i campi. Il buonsenso può produrre risultati migliori, ma bisogna partire dal ragionamento, dai dati certi, non dalle fake news, non dai preconcetti che, in ogni caso, invece di costruire ponti culturali, sollevano muri di incomprensione. Proverò a fare un esempio che spero sia calzante.

Il susseguirsi delle ere glaciali non è dipeso certo dall’uomo, che ancora sulla Terra non era comparso. Non dipendono dall’uomo neanche le eruzioni vulcaniche, che immettono nell’atmosfera gas, metalli pesanti, polveri sottili, zolfo, anidride carbonica, ecc. né i tornadi o le tempeste marine, che provocano morti e danni, come capita sempre più spesso. 

Questo, però, non significa affatto che sia giusto inquinare e sporcare più del necessario, cioè più di quanto l’intero creato fa per sua natura, sin dalla sua nascita, ma che non può assolutamente evitare, salvo che non voglia tornare all’età della pietra. Insomma, ogni fenomeno va analizzato sia dal punto di vita delle responsabilità del genere umano, sia dalla ineluttabilità dei fenomeni geologici o atmosferici.

Personalmente credo nel buonsenso e nella ragionevolezza, non credo nel regresso felice, credo nel progresso compatibile. In Sicilia, per ricavarci uno spazio di crescita, dovremmo partire anche da considerazioni come questa. Il buonsenso, però, per tentare di arrivare a soluzioni compatibili, cioè idonee sia a preservare l’ambiente, sia a garantire un adeguato livello di sviluppo, migliorando la qualità della vita di ciascuno ed evitando il più possibile controindicazioni.

La nostra regione, nella quale il territorio protetto rappresenta una percentuale non indifferente dell’intera superficie dell’Isola, potrebbe rappresentare un eccellente terreno di sperimentazione per quello che viene definito “sviluppo compatibile”. Tuttavia, il presupposto di qualsiasi serio tentativo, com’è ovvio che sia, non può che essere un percorso politico, normativo e burocratico che ne tracci il perimetro, ma che sia soprattutto realmente fattibile. 

Nella mia lunga vita di parlamentare ho visto approvare decine di leggi che non sono mai riuscite a varcare la soglia di uscita di uno qualsiasi degli uffici regionali e nazionali, poiché sono rimaste impantanate in questa o quella circolare interpretativa, in questo o in quel burocrate incompetente, con ciò alimentando la disillusione e la sfiducia di quanti, quella legge, l’aspettavano da anni.

Lo statuto speciale della Regione siciliana potrebbe certamente facilitare un percorso di reale modernizzazione del nostro territorio, in uno con la sua tutela, che per i siciliani può e deve rappresentare una grande risorsa da non sprecare. Il presupposto, come si diceva, è che vi sia la volontà perché l’obiettivo si realizzi, ma la volontà la stabiliscono gli uomini.

Molti, però, dimenticano che nessuno è portatore di verità rivelate e che pertanto si può, al massimo, pervenire a soluzioni compatibili per quel dato momento, in quella data condizione. Tuttavia, per arrivare ad un risultato equilibrato, bisogna imparare a discutere non ad imporre, né a fuggire, magari educando ed educandosi al confronto documentato e virtuoso.  

Purtroppo il clima politico nel quale viviamo da qualche tempo, non sembra affatto incline a produrre leader sinceramente democratici volti a mostrare reale interesse per il dialogo, lo sono molto di più per l’imposizione ma, quando non ci riescono restano attoniti e inerti, in attesa che qualcuno consegni loro lo scettro del potere e gli levi le castagne dal fuoco. 

Nel frattempo urlano, si dimenano, minacciano, si nascondono e, invece di contribuire a trovare un punto d’incontro, giocano a braccio di ferro. Nel frattempo, però, il Paese e soprattutto la nostra regione precipitano sempre più in basso, fino a mettere a repentaglio persino quel poco di economia che resta faticosamente in piedi. 

Insomma, si può fare qualcosa, certo che si può, ma nessuno che sia all’altezza della situazione intende provarci. È per questa ragione che serve con urgenza un partito che rappresenti il territorio siciliano ed i suoi abitanti, ai quali deve potere e dovere rispondere. 

Fino a quando i partiti nazionali, senza alcuna ben organizzata resistenza locale, prenderanno i voti al Sud ed in Sicilia, mentre le decisioni le prenderanno al Nord e a Roma, l’Italia, a prescindere dalle qualità dei singoli leader, più o meno chiacchieroni, non sarà mai uno stato unitario, né potrà garantire condizioni di pari opportunità ai suoi cittadini!