Il regime fascista gli aveva dedicato un ministero e ne faceva ampio uso ma, come vedremo, nonostante di tempo ne sia passato parecchio, il sistema è rimasto di grande attualità, anzi, oggi si è evoluto parecchio, tanto da travolgere persino gli autori. Stiamo parlando della propaganda istituzionale e di partito.

Uno dei più gravi problemi riguardanti i “neopolitici” di oggi, infatti, riguarda un vecchio metodo comunicazionale, spesso adoperato da chi aveva ed ha scarsa preparazione culturale e poca dimestichezza con il confronto democratico.

Mi riferisco a coloro i quali, non essendo capaci di dare contenuto sostanziale alle proprie opinioni, magari perché privi delle necessarie competenze, si rifugiano negli slogan, che qualcuno ha coniato per loro, o nelle bufale, ai danni degli avversari.

Un tempo erano le risate a sgretolare l’arroganza del potere, poi venne il tempo degli attentati e della strategia del terrore, oggi sono le menzogne spacciate per verità e diffuse attraverso i siti gestiti da falsi profili (fake), che imperversano su qualsiasi social network.

Sin qui nulla di strano e nulla di nuovo, la propaganda c’é e c’é sempre stata, fingere di stupirsene sarebbe da ipocriti. Il fatto è che, prima, il commissionario della propaganda sapeva benissimo quali fossero i limiti del messaggio e sapeva pure a chi fosse rivolto. Insomma, sapeva che si trattava, appunto, di propaganda. 

Oggi, invece, la sensazione che si avverte è che i vari commissionari incarichino esperti, specializzati nel settore, di realizzare un sistema di comunicazione, dei cui limiti non sono affatto consapevoli, anzi, sono i primi a crederci, subendone il fascino.

L’effetto circolare che si viene a determinare allontana il commissionario dalla realtà, facendogli sembrare il mondo esattamente come i suoi messaggi lo dipingono, ma non com’è nei fatti.

Il tutto avviene come in un acquario con le pareti a specchio in cui i pesci pensano di trovarsi in mare, ma sono in una vaschetta, in cui pure la vegetazione è artificiale, così pensano di comunicare con altri pesci, ma comunicano solo con se stessi.

Tutto ciò è molto grave, anche alla luce del pedissequo atteggiamento di molti giornalisti, fortunatamente non tutti, da sempre, ma oggi più che mai, proni nei confronti di chi esercita un qualsiasi potere.

A conferma del dato, mi permetto di citare l’esempio di alcuni colleghi, tutti di giovanile o familiare estrazione democristiana, ridottisi a fare i rivoluzionari, al seguito di chi, a causa della propria propaganda, si è convinto di essere migliore di tanti altri, pur non essendolo affatto.

Per avere conferma del metodo appena descritto, basta assistere a qualche talk show o leggere i fondi dei maggiori giornali nazionali e persino locali. 

C’è, poi, un altro aspetto della questione, che merita di essere preso in considerazione: riguarda la strumentale individuazione di un nemico contro il quale rivolgere le proprie e le altrui attenzioni.

In questo caso non si tratta solo di aggredirlo, sarebbe troppo facile; per i “neopolitici” il nemico va attaccato, ma tenendosi a debita distanza, perché da vicino potrebbe fare male!

Sempre per i “neopolitici”, se bisogna scagliarsi contro l’Europa, bisogna farlo attraverso le televisioni, guardandosi bene dal frequentare la Commissione o gli altri organi dell’UE: il rischio sarebbe quello di ottenere risposte sensate. 

Se, invece, dovesse risultare utile attaccare i magistrati, per loro è opportuno sfidarli via internet, non certo attraverso la presentazione di una riforma dell’intero settore giudiziario, che ne ridurrebbe le criticità. 

Se, poi, le esigenze politiche richiedessero la necessità di reagire contro l’immigrazione clandestina, per costoro sarebbe meglio scagliarsi contro poche decine di disperati in mare, ma non certo impedendo l’accattonaggio o la criminalità diffusa ovunque.

Per i coraggiosi ed i “riformatori a distanza” il nemico deve essere debole, possibilmente indifeso, va certamente attaccato e offeso ma va mantenuto lì, anzi va esposto, va esibito, per averlo sempre a disposizione, al fine di utilizzarlo come esca per il malumore.

Insomma, per i “neopolitici” la propaganda deve sostituire la realtà e le malattie non devono essere affatto guarite, altrimenti qualcuno potrebbe pensare che, dopo, dei medici non vi sia più bisogno!