
di Salvatore Grillo
Ogni famiglia italiana in questi giorni ha affrontato il dramma della cabinovia caduta, della morte atroce subita dai passeggeri, delle prime verifiche sulle cause e sulle responsabilità; questo grande coinvolgimento, a mio avviso, dipende dal fatto che tutti i giorni ognuno di noi si affida a scelte ormai abituali che comunque comportano il rischio della vita: prendere un ascensore appena usciti da casa, salire su un mezzo pubblico o prendere l’auto o lo scooter, salire su un treno, prendere un aereo; ma anche andare a pranzo in una trattoria, andare al mercato e acquistare frutta e verdura, per non parlare di prendere una medicina o fare un vaccino. La nostra vita, ormai uscita dall’economia cortuense, procede all’interno di un percorso nel quale il “sistema” deve garantire alti livelli di sicurezza: dobbiamo confidare sulle persone a cui viene affidato la cura della sicurezza. Ma in Italia non ci sono solo funivie e ponti che crollano, anche l’autorità a cui abbiamo delegato il potere di toglierci, in caso di nostro errore, libertà e beni, intendo la giustizia, crolla verticalmente aggiungendo l’implosione della sua struttura alla considerazione che ormai ne hanno i cittadini i quali, ogni volta che si ci trovano in contatto, comprendono di essere finiti in un girone infernale. Si moltiplicano gli avvenimenti che allarmano i cittadini, anche terrificanti intercettazioni che dimostrano come i veleni vengano forniti al posto dei concimi destinati ai campi di grano, di verdure e di frutta; prove di tecnici e amministratori che nascondono urgenze manutentive: un paese allo sfascio innanzitutto per l’assenza di ogni senso morale, nessun legame solidale con la comunità a cui si appartiene, con l’obiettivo solamente di conseguire un risultato economico. Questa deriva diventa inutile anzi pericolosa perché magari ti consente di fare una gita in più e salire su una seggiovia che però cade a causa del sistema grazie al quale tu hai potuto acquistarne il biglietto. Urge un nuovo risorgimento delle coscienze e la riconquista di una morale comune, questa volta non figlia di uno o di un altro credo religioso, ma della coscienza laica che è ormai ben presente in ognuno di noi e che ci consente di distinguere il bene dal male. Ma questa scelta potrà garantire che ognuno persegua il bene solo se prevale la logica di privilegiare i doveri, dando loro l’onore della ribalta: una scelta culturale che può divenire la garanzia dell’equilibrio sociale. Potremo realizzare questo nuovo risorgimento? Abbiamo ancora, in noi, la capacità di lottare e sacrificarci perché questo avvenga? Io sono convinto di si e traggo questa convinzione da un aspetto della tragedia avvenuta nell’incidente della funivia: un padre, negli attimi terribili della caduta, ha istintivamente stretto a se il figlio, lo ha avvolto con il suo corpo reggendo nell’abbraccio al primo, al secondo e al terzo terribile urto, facendo da cuscinetto alla giovane creatura che oggi sembra sopravvivere, divenendo l’emblema della capacità, della forza e del sacrificio di un uomo. Questa osservazione mi fa sperare nella possibilità di ripresa e di rilancio dei valori morali e civili della nostra società che ancora restano, istintivamente, fortissimi. Su questi dobbiamo avere il coraggio di puntare.