Il silenzio dei partiti nazionali di fronte ai continui tradimenti di cui è vittima la Sicilia non è solo imbarazzante ed inquietante, è colpevole e lo è di più se, volendo adoperare un semplicissimo paradosso, al silenzio dei partiti nazionali fa eco il silenzio o, peggio, il mendace balbettio delle istituzioni del territorio e degli uomini che le rappresentano. Ma andiamo con ordine.
Ci sono tre significativi articoli della Costituzione che, nei confronti dei siciliani, il governo italiano viola costantemente nel silenzio più assordante di tutti i partiti e di tutte le organizzazioni locali e nazionali, a partire dalla Regione siciliana. Si tratta degli articoli 3, 4 e 5, che riporto a testimonianza delle mie affermazioni.
Art. 3 – Per Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4 – La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Art. 5 – La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.
A testimonianza della palese violazione del principio di eguaglianza e del diritto dei cittadini ad ottenere la “rimozione” delle differenze che la negano, basta ricordare che in Lombardia, ad esempio, si effettuano quasi 2400 corse ferroviarie al giorno, mentre in Sicilia le corse ferroviarie giornaliere sono circa 430.
Una proporzione simile si riscontra in merito alle strade, alle autostrade, alle scuole, agli ospedali, agli impianti sportivi, ai musei, ai teatri ed alle infrastrutture in genere, ma soprattutto a quelle indispensabili a garantire qualità della vita, sviluppo economico, crescita e lavoro.
Ove ve ne fosse bisogno, una tale situazione conferma che lo Stato, colpevolmente, ha due andature, veloce al nord e lenta al sud, con ciò violando la Costituzione e offendendo noi siciliani, che paghiamo le tasse come gli altri, pur sopportando costi di gran lunga superiore per servizi di gran lunga più scadenti.
Ad esempio, passare in auto o a piedi dalla Calabria alla Basilicata e poi alla Puglia ai cittadini non costa nulla, passare dalla Sicilia alla Calabria, invece, costa un sacco di soldi. Perché? Perché non si interviene? Perché non si applicano forme compensative del palese disagio? La risposta è evidente: perché i partiti nazionali hanno i loro centri di interesse altrove: hanno preso i voti al sud ed in Sicilia per governarli da Roma ed usarne la forza in altre parti del Paese.
Con le loro tasse i siciliani hanno contribuito, più volte, a risanare i debiti di Alitalia, ma pagano i biglietti aerei a tariffe esorbitanti e del tutto immotivate, pur essendo obbligati ad usare questo tipo di trasporto non per propria libera scelta, ma a causa dell’assenza di un’adeguata rete ferroviaria e soprattutto del ponte, antico miraggio di tutti i governi, soprattutto nella fase di rastrellamento dei voti.
In Sicilia si raffina il 70% circa del carburante consumato nel Paese, i siciliani si beccano l’inquinamento, si ammalano di cancro, si sono visti distruggere meravigliosi tratti di costa, ma non ottengono nulla in cambio né in termini di risanamento, né in termini di prezzo.
È o no violata la Costituzione? Per quanto tempo ancora la risposta sarà il silenzio? Per quanto tempo ancora la Sicilia dovrà essere costretta a spopolarsi, in quanto incapace di offrire opportunità di lavoro per i propri figli?
No, non è un quiz, è solo la voglia forte e irrefrenabile di provocare una reazione che non sia il solito lamento, il solito mugugno, il solito atteggiamento mendico e miserabile, ma una forte protesta popolare: la protesta del coraggio, della passione, della dignità, dell’eguaglianza, del merito e del bisogno contro ogni forma di ulteriore insopportabile offesa.