Gli ideali sono o, per meglio dire, dovrebbero essere, i capisaldi ai quali ancorare i nostri comportamenti, le nostre scelte, le nostre decisioni, persino i nostri sogni! Come tutti i capisaldi, quindi, essi costituiscono, o dovrebbero costituire, un vincolo stabile, “ideale”, appunto, ma anche una guida, per il nostro modo di fare e di essere!
Credo che sia questo il motivo per il quale essi, purtroppo, stiano, irrimediabilmente, passando di moda, anzi, credo che sia proprio questa la ragione per la quale, da settori sempre più ampi della società “politicamente corretta”, gli ideali vengano considerati degli “inutili legacci che impediscono il progresso civile”.
Non condivido affatto questo tipo di argomentazioni: sarebbe come dire che la legge di Ohm o i principi di Kirchhoff costituiscano non un pilastro della fisica e dell’elettrotecnica, ma un ostacolo per il loro sviluppo e, in generale, per lo sviluppo della scienza e della tecnica!
Sarebbe come dire che i teoremi di Pitagora o di Euclide paralizzino l’evoluzione della geometria o della topografia e non ci permettano di costruire strade o ponti migliori!
Vero è che, dopo aver costruito una società di ignoranti, figli degli esami di gruppo, ma regolarmente abilitati all’insegnamento, stiamo nutrendo le ingenue coscienze civili di slogan privi di sostanza.
Vero è pure che ci stiamo abituando a tutto e che le “bufale” stanno progressivamente sostituendo la verità e il buonsenso, tuttavia, un ragionamento come questo sarebbe assolutamente folle: insomma, non si può arrivare a tanto per caso!
Temo, quindi, che gli ideali, al di là di qualsiasi audace argomentazione, più o meno speculativa, costituiscano, un pericolo solo per chi non abbia voglia di rispettarli, anzi, che vorrebbe proprio travolgerli, per improntare regole e comportamenti solo al proprio comodo del momento!
Temo che quanti operano, quotidianamente e dolosamente, affinché essi siano considerati retaggio di un vecchio modo di intendere la vita, e purtroppo sono ormai in tanti, non lo pensino realmente: tuttavia, vorrebbero che a pensarlo fossero gli altri; giusto per rassegnarsi, anzi, “per rassegnarli” al fatto che la società dei nostri giorni non debba tenerne conto.
Insomma, si vorrebbe che non si avessero capisaldi sui quali costruire comportamenti e relazioni civili: così come, nel nostro ordinamento, si vorrebbe fare a meno delle istituzioni del diritto romano, sulle quali esso è fondato, preferendo la giurisprudenza ondivaga alle leggi!
Se gli ideali fossero ormai fuori moda, però, potremmo non stupirci se dovessimo trovarci a pensare che la democrazia costituisca un peso e che, forse, bisognerebbe auspicare un nuovo “uomo della provvidenza”.
Se gli ideali fossero fuori moda, però, potremmo trovarci a dover rinunziare ad avere una vita privata, affidandoci a un “grande fratello globale”, che pensi a tutto e a tutti, in cambio della nostra libertà.
In fondo, se gli ideali fossero ormai fori moda, che cosa dovremmo farcene della pace o della solidarietà? Sarebbe sufficiente affidare una bella delega in bianco a qualcuno in grado di assicurarci un po’ di sicurezza, ma senza libertà, un po’ di efficienza, ma senza democrazia, un po’ di diritto, ma senza giustizia, un po’ di benessere, ma senza solidarietà e senza gioia, ecc.
La cieca e bieca protesta di questi anni, purtroppo facilitata da una politica bieca e cieca anch’essa, ma in senso opposto, non si preoccupa di costruire modelli sociali alternativi: si limita a indicare e provocare la distruzione di quelli vigenti, facendo leva su un’incontrollabile e pericolosissima invidia sociale.
Insomma, sta accadendo ciò che accadrebbe in una città se venisse abbattuto un intero quartiere, senza pensare dove debbano andare a vivere le persone che, in atto, lo abitano, solo perché ci fanno antipatia o perché sono più brave di noi!
O, per fare un esempio sportivo, sarebbe come se le squadre di calcio scendessero in campo senza aver stabilito, prima e concordemente, quando si applica la regola del fuorigioco e quando si commette un fallo da rigore, a prescindere dalla qualità tecnica dei giocatori!
Certo, questi possono apparire banali esempi retorici, ma in realtà, a pensarci bene, non lo sono affatto e non lo sono nella misura in cui alla protesta, probabilmente giustificata, non si dovesse affiancare contestualmente una proposta fondata: su cosa? Su ideali, su principi, su soluzioni concrete e su modelli solidi e non di comodo!
Non passerò alla storia per queste brevi considerazioni: spero, però, che esse siano state sufficienti a riaccendere una fiammella di speranza in chi ha voglia di fare, in chi, come me, crede che degli ideali non si possa fare a meno. Anzi, che farne a meno giovi solo a qualcuno per rubarci l’essenza vitale della quale siamo fatti e che regge la nostra esistenza: la speranza di poter vivere meglio!