In più occasioni, dalle pagine di questo giornale, mi sono occupato di affrontare i temi legati all’assetto organizzativo della pubblica amministrazione, in particolare di quella locale, le cui funzioni, in virtù delle competenze statutarie attribuite alla Sicilia, sono disciplinate dalla Regione e dall’ARS.
In più occasioni, infatti, anche attraverso specifici servizi di approfondimento, abbiamo tentato di mettere a nudo i problemi specifici connessi con gli errori che, sul piano legislativo e regolamentare, sono stati compiuti ogni volta che si è tentato di porre rimedio alle criticità di questo mondo. Tuttavia, i nostri appelli ad una profonda revisione del sistema non hanno suscitato l’effetto desiderato.
Purtroppo, in Sicilia, in questo delicatissimo ambito, non cambia nulla, nonostante la competenza sia quasi del tutto regionale, o forse è proprio per questa ragione. Insomma, se gli uffici non funzionano o funzionano male non possiamo prendercela con nessuno, perché la colpa è prevalentemente nostra, vale a dire del Governo e dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Poiché, come dicevo prima, qualche vano tentativo di riforma è stato compiuto, ma inutilmente, è comprensibile pensare che si sia trattato di tentativi che non puntavano affatto a semplificare le procedure, o a migliorare il rapporto tra cittadini e utenti, ma ad altro, forse ad accrescere il potere condizionante della burocrazia medesima, a fronte di una politica sempre più inetta e incompetente, o forse ad obbligare i cittadini a rivolgersi alla politica per aggirare la burocrazia: Chissà!
Per questa ragione, prendo in prestito la frase di un caro amico per dire che il modello di burocrazia, per la cui riforma il partito “Unità Siciliana-le Api”, intende battersi, come ha espressamente indicato anche nel recente congresso, deve essere “una burocrazia che firma, non una burocrazia che ferma”, che aiuta, che controlla, che garantisce, che sostiene lo sviluppo e la crescita civile, non che usa i suoi poteri per trarne vantaggi impropri.
La burocrazia che ferma, che ha caratterizzato anni ed anni di amministrazione regionale, e non solo, deve essere cacciata via, deve essere eliminata o cambiata e ricondotta rapidamente entro i confini della legalità, perché in atto rappresenta l’incapacità, l’irresponsabilità e, talvolta, forse spesso, pure la corruzione, la clientela ed il malcostume.
La regione alla quale bisogna pensare deve essere una regione libera, moderna, efficiente e trasparente, in cui la burocrazia serva i cittadini non che se ne serva. Raggiungere questo risultato non è certamente facile, poiché bisogna cambiare l’assetto strutturale dell’amministrazione, ma è indispensabile, se è vero che si vuole rilanciare l’economia e ricostruire sia le relazioni istituzionali, sia la fiducia verso l’apparato pubblico.
Il percorso attraverso il quale è possibile raggiungere un obiettivo così importante deve però passare dal pieno inserimento del concetto di responsabilità nei comportamenti della burocrazia ma anche in quelli dell’utenza, dunque soprattutto nelle disposizioni normative e regolamentari che disciplinano questi aspetti nei vari settori di intervento della P.A.
Il modello al quale fare riferimento non può che essere quello che sostituisce il metodo concessorio, già in atto vigente in molti ambiti dell’amministrazione, con quello asseverativo, attraverso il quale l’utente si assume la responsabilità di rispettare la vari prescrizioni previste, dichiarando espressamente di aver adempiuto o meno, mentre la burocrazia si assume il compito di accertare che quanto dichiarato risponda al vero, salvo sanzioni.
Attraverso un sistema del genere, già positivamente in vigore in alcuni dei segmenti marginali delle diverse attività che vedono relazionarsi il mondo pubblico con quello privato, non solo si accelerano moltissimo i tempi di realizzazione dei vari interventi, ma si individuano immediatamente anche i protagonisti e le parti in gioco, semplificando qualsiasi passaggio, riducendo le attese, sbloccando le opere, le assunzioni, le transazioni, ecc. vale a dire liberando la società e l’economia da quei lacci che ne imbrigliano i movimenti.
La rivoluzione burocratica alla quale si fa riferimento non solo non costa nulla, ma addirittura comporta notevoli risparmi per i bilanci dello stato, ma anche di tempo e di denaro per i singoli utenti, che non dovranno più sopportare né fenomeni corruttivi, né una certa irresponsabile incompetenza, che purtroppo alberga in tantissimi uffici pubblici, come purtroppo non è affatto difficile notare frequentandone qualcuno.