Il “contratto” di governo a suo tempo stipulato dalla Lega e dal Movimento Cinque Stelle, a detta dei loro estensori, non conteneva particolari previsioni per il Sud e la Sicilia, in quanto, sempre secondo i firmatari, le misure individuate nel documento “faranno crescere uniformemente l’intero Paese”, pertanto, non sarebbero necessarie misure specifiche.
Vero è che, in campagna elettorale, si possono sentire stupidaggini ben più gravi di quelle appena riferite, ma questa è tra le più emblematiche dell’incompetenza di coloro i quali sono stati chiamati alla guida della politica italiana.
Sarò più chiaro con un esempio, almeno lo spero! Se si applica la stessa forza motrice a due corpi completamente differenti per peso, volume, forma e dimensione, nello spostamento, ciascuno di loro otterrà risultati differenti.
Se i due corpi, ad esempio, sono un camion e una Panda ai quali si monti un motore identico, di mille centimetri cubi, il camion, più pesante, raggiungerà una velocità pari a X Km/h, mentre la Panda, più leggera, raggiungerà, una velocità, grosso modo, pari a due volte X Km/h.
In queste condizioni, a parità di tempo, i due mezzi, tanto diversi nelle dimensioni, ma perfettamente uguali nella motorizzazione, percorreranno una distanza differente: di meno il camion, di più la Panda!
Ecco, mutatis mutandi, l’esito economico, sociale e strutturale delle motivazioni fornite per le politiche pubbliche contenute in quel “contratto” di governo, se fossero state applicate così come erano state enunciate, avrebbe prodotto lo stesso effetto dell’esempio che abbiamo appena fatto.
Il risultato conseguente, pertanto, sarebbe, come in effetti è, che la differenza tra Nord e Sud non solo non verrebbe colmata ma, addirittura, aumenterebbe ancora di più, esattamente come nel caso del camion e della Panda!
Ciò che serve al Sud, anzi, ai Sud, che non sempre si trovano nel Meridione d’Italia, non sono interventi uguali per tutti, che manterrebbero o acuirebbero le differenze, bensì misure perequative parametrate alle condizioni di partenza dei vari territori e dei vari settori.
Se devo riequilibrare le condizioni di una persona non deambulante e di una persona deambulante non mi limito a fornire ad entrambe un paio di scarpe nuove, aggiungo, per il non deambulante, una sedia a rotelle, oltre a tutto il resto di cui necessità per potersi muovere il più liberamente possibile!
La perequazione strutturale ed infrastrutturale deve rappresentare il cuore di qualsiasi governo che si proponga come obiettivo il miglioramento della situazione del nostro Paese.
Non si può parlare di un’Italia equa ed uniformemente sviluppata se al Sud strade e autostrade, scuole e impianti sportivi, ferrovie e ospedali sono, in quantità e in qualità, di gran lunga inferiori di quanto non lo siano al Nord!
Non si può parlare di crescita armonica se, in treno, per fare 200 chilometri, in Sicilia ci vogliono tre o quattro ore, mentre in Lombardia bastano cinquanta minuti!
Non si può parlare di equità se le risorse perequative straordinarie, disposte in oltre settant’anni di Repubblica, da numerosi provvedimenti legislativi, come la famosa Cassa del Mezzogiorno, hanno costantemente sostituito gli interventi di natura ordinaria, vanificando e il senso e il risultato ipotizzato.
Non si può parlare di aumento delle quote latte senza parlare dell’aumento delle quote tonno o della difesa della pesca meridionale dalle incursioni magrebine o giapponesi, che depauperano le risorse ittiche del Mediterraneo, con la complicità palese dell’Unione Europea.
Non si può favorire l’importazione di agrumi o di grano di pessima qualità dal Sudamerica, dal Nordafrica, dal Canada o dai Paesi dell’Est a danno dell’agricoltura del Mezzogiorno d’Italia, per favorire la vendita di macchine agricole prodotte nel Settentrione.
Se l’Italia è una, unica e indivisibile, ogni azione posta in essere deve essere compensata e riequilibrata adeguatamente su tutto il suo territorio, soprattutto quando il governo nazionale presenta evidenti elementi di interessata confusione!
Infine, ma solo per questa volta, non si può parlare di federalismo fiscale se non si parla, contemporaneamente e inscindibilmente, di federalismo strutturale e infrastrutturale, altrimenti ci troveremmo di fronte all’ennesima truffa ai danni del Sud, che non ha nessuna voglia di essere considerato alla stregua di un accattone a cui elargire un’elemosina: comunque la si chiami!