Sono convinto che, per alcuni italiani, per fortuna sempre meno, costoro siano i migliori interpreti della politica, ma forse anche dei peggiori difetti dell’italico popolo, dunque è probabile che i nostri connazionali li votino ancora perché: proclamano l’onestà, ma ovviamente si riferiscono a quella degli altri, tant’è che versano una parte dello stipendio, però se la riprendono come rimborso spese; parlano di democrazia, ma non sanno cosa sia, perché per loro decide il capo e solo lui; proclamano libertà, ma sono in mano a una società di capitali, con cui hanno firmato un contratto con tanto di penale; fanno i regolamenti, ma li cambiano subito se incappano nei loro vincoli; vogliono tenere sotto ricatto milioni di innocenti che vengono triturati dagli ingranaggi della mala giustizia; vogliono permettere ai giudici fannulloni di non dover temere la prescrizione; amano la famiglia, tant’è che sistemano alla Camera e al Senato i loro parenti; costruiscono strade collaborando con imprenditori piuttosto chiacchierati; promuovono i parenti dei loro collaboratori, triplicandogli lo stipendio; truccano le loro elezioni interne e mettono firme false per presentare le liste, ma se qualcuno se ne accorge si scandalizzano e chiedono scusa, ma non si dimettono.
Prima di fare i parlamentari molti di loro erano dei fannulloni senza arte né parte, ma parlano di organizzazione del lavoro, ovviamente quello di chi gli deve pagare lo stipendio, spaccandosi la schiena e alzandosi all’alba; appartengono a famiglie che praticano il lavoro nero ma sostengono di non saperne nulla; fanno arricchire gli speculatori nazionali ed esteri, che stanno aggredendo e svalutando i nostri risparmi; stanno bloccando tutte le opere pubbliche facendo fuggire quei pochi investitori che ancora resistono; se la prendono con i più deboli facendoci credere che sono loro i cattivi; stanno impoverendo il Paese e ciascun cittadino illudendolo che : “povero è bello”; stanno convincendo gli ignoranti che non conoscere la storia, la geografia e la grammatica li fa vivere meglio; ma soprattutto fanno le cose che tutti gli italiani sognano da sempre: gli fanno credere di potere guadagnare senza lavorare, cioè sulle spalle degli altri, di non dovere pagare le tasse, tanto c’è sempre una sanatoria; di poter costruire abusivamente, soprattutto se si è ricchi, genitori di ministri, o se si ha una villa ad Ischia.
Insomma, cosa vogliamo di più? Loro sì che sanno governare! Loro tutelano l’ambiente, ma decuplicano i parametri riguardanti gli scoli; preferiscono le discariche, spesso in mano a chiacchieratissime società di comodo, invece che i termovalorizzatori, che producono lavoro ed energia.
Loro fanno tutto questo perché devono proteggerci dall’Europa, perché lo spread non conta niente, perché la borsa che scende non rappresenta alcun problema, perché le promesse elettorali bisogna rispettarle anche se sono pure idiozie e perché i vaccini fanno male se si è all’opposizione, ma bisogna propagandarli con i soldi pubblici, per fortuna, quando si è al governo.
Non è un bel periodo quello che stiamo attraversando e non tifo affatto per il tracollo del nostro Paese, solo perché significherebbe anche il tracollo del governo in carica, verso il quale, tuttavia, non nutro alcuna simpatia né gialla, né verde.
Tifo per il buonsenso, per la compostezza, per la competenza, per la partecipazione consapevole, tifo per la valorizzazione delle risorse della nostra regione, per la perequazione infrastrutturale con le altre parti del territorio nazionale, perché si abbia maggiore responsabilità, non solo da parte di chi ci governa, ma anche da parte di noi cittadini.
Credo che sia urgente uscire dalla logica del “tanto lo fanno tutti”, oppure del “tanto sono tutti uguali” o del “tanto non succede mai nulla”, per entrare nella logica del “si fa così perché è giusto”, oppure del “mi comporto bene perché i diritti valgono se a loro corrispondono i doveri”.
Sarò un illuso, ma appartengo a quella schiera di persone che pensano che il salario non sia una variabile indipendente dal lavoro e che si giustifichi solo lavorando, salvo che si sia impediti a farlo, non certo sperando che altri lo facciano al nostro posto.
Come avrebbe detto Voltaire, che non amava molto Rousseau, nel suo “Candido”, appartengo a quella schiera di persone che considera il lavoro, insieme alle infrastrutture, che ne sono le maggiori alleate, “il rimedio migliore contro tre malattie umane: la noia, il vizio ed il bisogno”.
Tuttavia, sempre citando Voltaire, “io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente.”
Credo che la Sicilia dei nostri giorni, per uscire dalle sabbie mobili in cui è precipitata, anche per responsabilità propria, debba ricominciare proprio da questi elementari concetti, senza tentare di imboccare scorciatoie che potrebbero portarla dritta verso la schiavitù, quella vera, quella di chi cattura il consenso al sud, ma lo usa per rafforzare il nord. Intelligenti pauca!