di Vito Pirrone
Mi irrita tanto la schiera di virologi ed epidemiologi che da un anno fanno passerella nelle televisioni, dicendo tutto e l’opposto di tutto (tranne rarissime eccezioni).
Mentre questi scienziati, più o meno noti, affrontano dibattiti nelle varie reti televisive , diventando personaggi mediatici, presentando diagrammi, algoritmi, protocolli, i medici in prima linea, nelle corsie ospedaliere curano e salvano vite umane , mettendo a rischio la propria vita, soffrono con chi soffre, consolano i pazienti e sono i primi ad avvilirsi per non essere riusciti a salvare una vita, nell’anonimato, nel silenzio dei riflettori, solo osservanti del loro sacro giuramento. Sacerdoti in camice bianco, cercano di portare i loro assistiti fuori dall’inferno , ove sono stati catapultati, imprevedibilmente, dalla pandemia.
L’impegno dei medici nelle corsie degli ospedali è commovente , sanno bene di trovarsi in una situazione emergenziale, sanno bene che ogni paziente è un caso disperato, che il virus è un nemico terribile ancora sconosciuto, che si diffonde ad una velocità superiore ad ogni previsione, ma sanno che debbono sconfiggerlo.
Sono i medici, sul campo che conoscono gli effetti indesiderati delle varie terapie , dei vaccini, sono i medici che valutano la condizione del malato , la sua forza , le sue reazioni. Sono loro che informano il paziente , non rinunciando a priori ad una cura che possa produrre risultati confortanti.
Questa, è stato detto bene, è la vera scienza , che da un anno procede , senza tempo e contro il tempo, che può anche aver commesso qualche errore inconsapevole , ma dinnanzi al nemico sconosciuto non si arrende, prova e cerca risposte , confrontando i risultati. Ma non attende la telecamera di turno.
Se la malattia è una dimensione che ci accomuna tutti e fa emergere la nostra vulnerabilità, il personale sanitario è l’unica effettiva presenza dinnanzi alla solitudine della malattia.
Gli scienziati lascino i riflettori , non cedano alla politica o alle leggi del mercato.