La situazione venutasi a creare a seguito degli effetti, non solo sanitari, del dilagare del Covid 19, esattamente com’è accaduto in passato in altri paesi a causa del terrorismo, può mettere in ginocchio il turismo, il commercio ed altre attività terziarie ad essi collegati.
È proprio questo uno dei motivi per i quali l’economia siciliana, oggi in cerca di una sua nuova identità, non può e non deve affatto fondarsi solo su questi due settori, come vorrebbero alcuni, poiché, invece, deve pensare ad un modello armonico di crescita, che punti soprattutto alle produzioni agricole, artigianali, industriali, minerarie, energetiche e che si completi, ovviamente, anche con il turismo, la cultura, l’arte, il commercio, i servizi, l’istruzione, la sanità, ecc.
Insomma, ciò a cui bisogna pensare è un piano di interventi che punti soprattutto sulle risorse materiali ed immateriali di cui la nostra regione e più in generale il Sud dispongono, ma non si fondi solo su attività che possono essere fortemente condizionate da eventi che, al momento, purtroppo, non sono controllabili, come quelli a cui abbiamo fatto precedentemente riferimento.
Puntare soltanto sul turismo, sul commercio, su una parte del terziario, trascurando i settori primario e secondario: agricoltura, pesca, industria, artigianato, edilizia, energia, ecc. come stiamo purtroppo notando, a causa dell’assenze di specifiche politiche pubbliche, può provocare effetti devastanti, che metterebbero al tappeto il nostro già fragile tessuto economico.
Se il nostro modello di sviluppo non dovesse essere più articolato e non dovesse vedere presenti interventi capaci di azionare processi anticiclici la Sicilia resterebbe prigioniera di una globalizzazione dei flussi di persone e merci che potrebbe rivelarsi particolarmente fragile.
Puntare tanto sulle produzioni quanto sul terziario, però, significa, in ogni caso, disporre di infrastrutture in grado di favorire i trasporti e gli spostamenti, a cominciare dalle strade, dalle autostrade, dalle ferrovie, dai porti, dagli aeroporti, dalle piattaforme logistiche e dalle piattaforme commerciali: tutte infrastrutture in assenza delle quali non è comunque possibile ipotizzare alcun modello di sviluppo che sia serio e solido.