di Vito Pirrone
Se Tahr Ben Jellon in una sua provocazione ha affermato “fermate il pianeta , voglio scendere,….ho paura, non mi sento più sicuro, non riesco a capire dove va il mondo”.
Io non scendo.
Io resto e voglio lottare.
Di fronte ad una forte crisi economica ed ad una pandemia che coinvolge tutti i campi del vivere, la politica è in crisi.
La maggioranza cerca di aggregare un’opposizione, che la aiuti a trovare una via di fuga o una “ricetta,” un “accordo” per governare .
Il complotto, il ricatto, lo scandalo , l’annuncio sono vani espedienti ricorrenti nel lessico politico.
E si pregiudica così il difficile equilibrio dei poteri, riducendolo ad un’utopia.
La politica ha rotto troppi “giocattoli” e non sa più come aggiustarli .La prospettiva in vista e quindi la stagnazione politica, ed il consolidarsi del clima presente, che nella crisi sociale e politica in atto ha ormai i tempi segnati dalla sua stessa serietà e profondità.
Oggi si assiste ad un collasso della fiducia.
I media e i social ci presentano ogni giorno l’occultamento sistematico della verità.
Un tempo c’erano valori condivisi. Nell’assenza dei valori condivisi, percepiamo il collasso della fiducia fra le persone.
Si assiste ad un uso spudorato delle parole da parte dei media, che già al momento di essere pronunciate suonano false e inespressive dei reali pensieri di chi li pronuncia.
Stiamo assistendo (talvolta impotenti) alla disfatta della nostra civiltà che non riesce a produrre alcun “ nuovo simbolo” che permetta di viverre la nostra finitezza quotidiana in una prospettiva di cambiamento radicale e di speranza nel futura.
A fronte di un paese “istituzionale” confuso in una crisi economica e politica, di una gravità mai avuta prima, emerge tra i cittadini un buon senso, ed idee, segno di una società che possiede i necessari anticorpi .
Anno dopo anno , l’Italia sta retrocedendo in tutte le classifiche relative allo sviluppo economico, alla disoccupazione giovanile, all’educazione e alla ricerca, mentre sale graduatorie che misurano l’evasione fiscale, la corruzione, l’abusivismo edilizio, la lentezza della giustizia. Tutte queste criticità sono però accomunate da un grave limite, che porta alla degenerazione dell’intero sistema.
Il governo è costretto a cambiare più volte rotta, navigando a vista, in un mare oltremodo turbolento.
Ci vorrà tempo prima di vedere maturare la politica come servizio. Ma bisogna tenere presente che i giovani, i nostri giovani (pur nel nichilismo sociale) sono maturi e pertanto, con l’aiuto di coloro che hanno esperienza possono e devono dare il loro contributo alla società.
Dobbiamo innescare un circolo virtuoso di regole in tutta la società, un processo che coinvolga i cittadini, per partecipare al miglioramento delle regole: con una scuola che deve formare le competenze della vita, una giustizia tempestiva, con un sistema di informazione indipendente dalla politica e dall’economia.
Il passato è morto, il presente lo stiamo ammazzando, non ci rimane che il futuro! Non ci rimane che guardare avanti.