di Vito Pirrone
La crisi dei partiti, ovvero di un sistema politico è ormai prossima a determinare il collasso di tale sistema.
Il contesto politico attuale lascia intravedere nuovi scenari entro i quali gli attori dovranno muoversi : la fine probabile di un sistema fondato sul leaderismo, l’emergere di una nuova coscienza civica, di un risveglio popolare affermatosi con le amministrative e le difficoltà dello stesso centrosinistra di intercettare questo fenomeno sono solo alcuni dei presupposti.
I moderati , dopotutto, sono per eccellenza la cerniera tra centrodestra e centrosinistra.
La ragione di questa crisi, coinvolge tutte le democrazie e le istituzioni e che non si capisce quando e come finirà, è il “divorzio tra politica e potere”.
Zygmunt Bauman con la sua metafora della ” vita liquida” e della ”modernità liquida” descrive la precarietà e l’instabilità della società contemporanea, giungendo al concetto di “politica liquida”.
Il concetto di liquidità è una metafora che Bauman introduce per descrivere le importanti trasformazioni sociali e politiche, in primo luogo disgregarsi o “liquefarsi” delle istituzioni moderne.
Per Bauman “ viviamo in una condizione di vuoto. C’è un vecchio sistema che non funziona più, ma non ne abbiamo ancora uno alternativo , che ne prenda il posto”.C’è una politica che utilizza i filoni culturali per le proprie lacune strutturali.
Non può negarsi che la crisi della politica si può fare risalire alla scelta dei partiti di abbandonare il loro prospetto ideologico, senza sostituirlo con programmi che avessero concretezza e realismo.
L’appartenenza – sottolinea Bauman – non comporta alcun legame duraturo, né responsabilità comune, gli uni per le scelte degli altri, né conoscenza reciproca.
La politica liquida è il risultato della criminalizzazione che si è fatta per tanti anni del concetto stesso di ideologia. Dietro all’ideologia ci sono gli ideali, che si proiettano nelle idee. Quelle idee, che, da una parte e dall’altra , erano l’elemento distintivo delle diverse visioni del mondo.
Una politica fatta da cittadini non organizzati e privi di una visione di sistema sociale organico e alternativo può essere dimenticata in qualsiasi momento. Tempo fa, le città spagnole erano occupate da centinaia di migliaia di persone che manifestavano contro il governo di Zapatero. Del movimento di protesta, passato alle cronache come indignatos oggi non se ne sa più niente.
L’antipolitica non è altro che la “politica liquida”. In Italia, un esempio di politica liquida l’abbiamo nel movimento 5 stelle, Grillo parla il linguaggio degli indignati italiani. Tra gli indignatos spagnoli e gli indignati italiani ci sono molte cose in comune, come quella di essere (inconsapevolmente) utili proprio a quel sistema che vorrebbero combattere.
Per una nuova politica sevono regole, sia nazionali che internazionali. In una società ormai globalizzata, in un sistema internazionale ove la politica interna non può prescindere da un sistema europeo, non si potranno più risolvere i problemi politici ormai globalizzati se non con mezzi globali, che diano la possibilità di interpretare la volontà e gli interessi di tutta la popolazione.
La politica priva di una visione del mondo, di una organizzazione e struttura si riduce a puro e semplice momento mediatico che, come qualsiasi altro prodotto, dura il tempo per essere consumato.
A partire dagli anni ottanta e novanta, con l’eccesso di egualitarismo e tassazione, con effetti negativi sul piano dell’efficienza, dello stimolo imprenditoriale, degli incentivi al lavoro, troppa burocrazia, e talvolta troppo paternalismo, si ebbe meno libertà di scelta, meno responsabilità individuale, la diffusione di una cultura di dipendenza assistenziale, e la chiusura per ogni “diversità” . Sono centrali i concetti di solidarietà flessibile e produttività, di investimento e promozione sociale, che consentono di intrecciare le opposizioni fra competizioni e cooperazione, merito e bisogni.
In tale contesto di disgregazione politica dovranno essere gli elettori a decidere, in base alla persuasività dei programmi e alla capacità dei partiti e dei governi di operare : aggregare consenso, risolvere i problemi e dare senso e giustificazioni al cambiamento sociale.