Di Ninni Cuspilici
Una città di 10mila abitanti produce 15mila tonnellate di Co2 per “pulire” l’aria servirebbero 30 km quadrati di boschi di noce.L’Italia ne produce 670 MILIONI di TONNELLATE servirebbero quindi 1.340.000 km quadrati di boschi di noce (4 volte il territorio nazionale!!!!!).
Diverse sono le patologie che possono essere determinate o favorite dall’inquinamento ambientale: allergie, infiammazioni, infezioni, tumori, come prevenirle?
I principali inquinanti dell’aria da cui derivano le varie patologie sono: pm10; monossido di carbonio; anidride solforosa: anidride carbonica; benzene; ossidi di azoto; ozono.
L’aria che respiriamo è costituita per il 78.9% da azoto (N2) per il 20,9% da ossigeno (O2) e per lo 0,2% da anidride carbonica (CO2), gas nobili (elio…) e idrogeno (H2).
Un individuo adulto respira, a secondo se in riposo o se svolge attività fisica, dai 6 litri di aria al minuto (circa 9-13 metri cubi al giorno) fino a oltre 100 litri al minuto.
Se vogliamo prevenire il danno da inquinamento atmosferico dobbiamo ridurre l’inquinamento delle nostre città .
Il traffico veicolare, privato e pubblico, rappresenta, come ben noto, la principale sorgente di inquinamento atmosferico in ambito urbano, alla quale vanno ad aggiungersi anche il riscaldamento degli edifici e le emissioni in atmosfera generate dalle attività produttive.
Spesso negli ultimi anni, in molte città, l’innalzamento dei livelli di inquinanti è stato fronteggiato sostanzialmente con azioni di limitazione degli accessi in aree urbane al traffico esclusivamente privato con risultati spesso meno confortanti di quanto atteso.
Infatti, se in molte circostanze è stato rilevato un abbattimento di tali inquinanti, in maniera più o meno significativa, in alcuni casi si è anche avuto un aumento delle concentrazioni nelle stesse zone a traffico limitato. Questo perché la variazione delle concentrazioni degli inquinanti in atmosfera è fortemente influenzata dalle condizioni meteorologiche che, magari, nei giorni di chiusura del traffico risultano meno favorevoli alla dispersione degli inquinanti rispetto ai giorni precedenti, ma anche perché la chiusura di talune aree determina un sensibile aumento del traffico nelle zone circostanti con influenza del conseguente inquinamento nelle stesse aree di limitazione al traffico. Inoltre, è da sottolineare il fatto che generalmente la limitazione nell’utilizzo dei mezzi privati è associata all’incremento del numero dei mezzi di trasporto pubblico tradizionali, i quali anch’essi risultano fortemente inquinanti se non sottoposti ad attenta e regolare manutenzione.
Queste considerazioni mostrano come il miglioramento dei livelli di inquinamento può e deve essere perseguito principalmente con strategie di intervento sulla mobilità e sulla domanda di mobilità, con interventi programmati di pianificazione dei flussi veicolari, della viabilità, che coinvolgono, per forza di cose, tutta l’area urbana nel suo complesso nonché con lo sviluppo del trasporto pubblico, pulito ed efficiente, e con forme di controllo, incentivazione e innovazione che riguardano sia i veicoli a motore che tutte le altre sorgenti inquinanti cui si è accennato in precedenza.
Per il benzene, inquinante per eccellenza collegato al traffico, le azioni sulla qualità dei carburanti e, di conseguenza, sui mezzi di trasporto a benzina, hanno generalmente contribuito a determinare il netto miglioramento nelle città in questi anni; infatti, la carenza di azioni similari a livello locale nelle altre realtà, in materia di controlli sugli scarichi delle vetture o di incentivazione per il rinnovo del parco di auto ad uso privato, ha in parte vanificato lo sforzo tecnologico per migliorare i carburanti in uso e, quindi, ha contenuto la possibile riduzione delle concentrazioni di benzene nell’aria.
Per l’NO2, invece, non si avvertono gli stessi trend positivi evidenziati per gli inquinanti precedenti; con il costante aumento del traffico, le innovazioni tecnologiche che hanno interessato le autovetture (marmitte catalitiche) non hanno avuto gli stessi effetti benefici evidenziati per il CO, inoltre gli ossidi di azoto sono anche soggetti a fenomeni di smog fotochimico (in linea anche con le tendenze dell’ozono, amplificate dalle condizioni climatiche degli ultimi anni) che, pertanto, contribuiscono a rendere critiche le concentrazioni di questo inquinante, soprattutto in previsione dei nuovi limiti, intesi come valore annuo, indicati dalla direttiva del 1999.
Anche le polveri PM10 rappresentano un fattore di criticità per l’inquinamento dell’aria in ambito urbano. Le concentrazioni di polveri non segnano evidenti segnali di riduzione nel corso di questi anni, perfettamente in linea con quella che è la crescita del traffico veicolare in genere, il quale contribuisce in maniera oltremodo importante alla produzione di materiale particolato sospeso; in particolare, non sono da trascurare le emissioni di mezzi pubblici meno recenti, infatti si stima che un autobus anziano equivale a circa 600 autovetture catalizzate.


Infine, un peso importante è rappresentato dal riscaldamento a gasolio degli edifici, il quale contribuisce nella produzione di PM10 con una percentuale pari al 17% .
Si ritiene indispensabile, ad integrazione di tutte le possibili azioni da intraprendere a livello locale, un’azione di informazione permanente della popolazione sulla situazione generale, sui fenomeni e sulla loro evoluzione, sulle misure tecniche e amministrative, sul loro monitoraggio e sui risultati ottenuti.
In ultimo una semplice considerazione da collegare al triste periodo che stiamo attraversando .Vivendo con la paura del covid 19 abbiamo imparato ad usare le mascherine le quali per chi abita sotto un vulcano , che emette continuamente polveri sottili che vanno ad aggiungersi a quelle generate dal traffico, intervengono fermando e riducendo l’introduzione nei nostri polmoni di sostanze tossiche, quindi sarebbe il caso che in seguito non perdessimo tale abitudini.