Nello stemma della città si trovano definite le origini, e si sottolinea l’ambiente, lo vediamo bene se ci troviamo a guardare lo stendardo che spesso accompagna il sindaco nelle cerimonie ufficiali. Sul fondo tre bande di tre colori: il verde che ricorda la fertilissima pianura di Catania, “a chiana”, che ha attratto i tanti popoli proprio per la grande produzione di cereali e frutta che prometteva, il rosso della lava incandescente dell’Etna, che spesso è arrivata fino al mare; e l’azzurro del mare pescoso e dei suoi fiumi. L’acqua fresca da bere, la terra fertile, e la lava. Già bastano questi colori a farci capire perché tante genti, tante dominazioni, la Sicilia terra di mezzo tra l’Italia e l’Africa, e Catania città ricca dove sfamare i soldati.
Due sono i protagonisti dello stemma, il primo è l’elefante nano, un animale presente sul nostro territorio in epoca preistorica, tanto che testimonianze fossili sono conservate nel museo civico del Castello di Aci.
La seconda figura che domina lo stemma cittadino, spesso scambiata per Sant’Agata, è Athena Sicula, con tanto di scudo e lancia. La Sicilia in genere, e Catania in particolare, ha protettrici donne, e Athena, la dea guerriera, armata di elmo, lancia e scudo, che privilegia e protegge la ragione e la razionalità, ha preceduto Sant’Agata e rimane nello stemma di una città colta, la A invece è in onore di Agata, che si batte per la città ed i suoi cittadini….Noli offendere patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est e cioè Non offendere la patriadi Agata, perché è vendicatrice di ogni ingiustizia.