di Francesco Salanitro
E’ sempre più evidente anche al sistema economicoitaliano ed europeo che il Mediterraneo è il luogo fondamentale con cui rapportarsi non solo per guadagnare nuovi mercati, ma anche per non perdere quelli già acquisiti. E’ sempre più evidente che dal Mediterraneo non si può prescindere per una politica di respiro internazionale degna di questo nome, ma soprattutto non si può ignorare che il Mediterraneo è lo scrigno che custodisce la chiave per risolvere la questione italiana per antonomasia che è lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia e della Sicilia.
Il Mediterraneo ha sempre svolto un ruolo centrale nello scacchiere politico ed economico internazionale, ma negli ultimi tempi questo ruolo si è ulteriormente ampliato sino a diventare luogo privilegiato di confronto, ma anche di scontro, fra le potenze mondiali, sia in ambito economico, sia politico. Talvolta si è trattato di dialogo, altre volte di scontro persino bellico, ma qualunque sia il tipo di confronto che in questo mare avviene, qualunque cosa accade nel Mediterraneo non è mai banale e ha sempre delle conseguenze importanti sulle nostre vite, talvolta benefiche, altre volte nefaste.
Ci sono molte ragioni alla base di questo dato: il collegamento rapido tra gli oceani, l’essere stato culla delle più importanti civiltà dell’antichità, il raddoppio delle capacità di transito del canale di Suez, il libero scambio nei porti dell’Africa settentrionale, la ripresa economica della Cina, la nuova politica americana di presenza attiva in Europa e in Medio Oriente, la crisi pandemica internazionale che ha messo in discussione molti equilibri consolidati, l’avanzamento dell’influenza turca verso i paesi del nord Africa fino alla Libia contesa all’Italia anche dai paesi europei, le numerose basi militare presenti nell’area. E’ certo comunque, che tutti gli Stati del pianeta guardano al Mediterraneo come il luogo nevralgico dove nascono, crescono e muoionopolitiche, economie e culture.
Eppure In questo crogiuolo l’Italia ha scelto di stare ai margini, sino ad apparire assente, rinunciataria e persino incapace di far leva su una posizione geopolitica straordinaria e irretita in una visione centro europea di ottocentesca interpretazione che la rende miope di fronte alle grandi possibilità commerciali e produttive che la sua posizione nel Mediterraneo le offre.
L’Italia ha infatti scelto una politica rivolta al centro-nord europeo e ha marginalizzato il Mezzogiorno e la Sicilia pur essi occupando la posizione centrale in tale area. L’Italia ha materializzato questa scelta politica sottoscrivendo accordi con la Cina per la così detta “Via della Seta” che dal Mediterraneo giunge nell’Adriatico per portare le merci direttamente a Venezia e a Trieste ignorando i porti della Sicilia e del Mezzogiorno.
Questa scelta strategica è confermata dall’accordo con Malta per garantire la fornitura di GNL ad un HUB del GNL nel Mediterraneo che lo Stato maltese sta costruendo a spron battuto nel suo territorio. Tale HUB sarà alimentato da un gasdotto proveniente dalla Sicilia,togliendo in tal modo ad essa il ruolo di HUB del GNL che già dispone con ENI, nel territorio gelese, di quantità importanti di gas in arrivo dalla Libia che si somma a quello estratto in loco.
Con tale scelta, l’Italia, non solo porta la Sicilia a rinunciare di fornire questo servizio perdendo un indotto economico rilevante, ma converte il territorio siciliano ad infrastruttura di supporto alla economia di un altro Stato.
E’ un paradosso quello che vede la Sicilia al Centro del Mediterraneo, circumnavigata da una grande quantità di merce ed essere l’unica Regione in questo mare a non essere dotata di porti adeguati a consentire l’ingresso delle merci che vi transitano a poche miglia.
La presenza nel Mediterraneo di un gateway di ingresso delle merci attingendo dalla più grande autostrada del mare, comporterebbe assicurare all’Italia, al Mezzogiorno e alla Sicilia uno sviluppo economico straordinario, in grado di fare impennare gli indici di crescita economica, consegnando all’Italia la funzione,attraverso un ruolo guida dell’economia siciliana, la funzione di ponte d’Europa sul Mediterraneo e dialogoprivilegiato con l’Africa e il Medio Oriente.
In questa prospettiva è indispensabile che si concretizzi per la Sicilia il ruolo di Gate del Mediterraneo attraverso porti Gateway appositamente attrezzati da individuare lungo la costa occidentale dell’Isola.
E’ necessario che si inizi con la costruzione di un terminal container nel Golfo di Gela idoneo più di altri nei tempi brevi ad accogliere le merci in transito lungo la rotta Suez-Gibilterra e da lì verso i porti del Nord Europa che hanno finito per diventare, grazie alla rinuncia italiana, ad assumere un ruolo guida nel contesto mediterraneo.
La Sicilia quindi, posta nel crocevia dei traffici più importanti del pianeta, lambita, lungo la sua costa occidentale, dalla più grande autostrada del mare, occupa una posizione che le consente di ridurre drasticamente i tempi di trasporto delle merci dal Mediterraneo sino ai paesi scandinavi. Nonostante ciò, incomprensibilmente, si movimentano pochi container nell’Isola (circa 60 mila teu nei porti di Catania e di Augusta), mentre negli altri porti del Mediterraneo se ne movimentano dal milione e mezzo in su. Il confronto diventa umiliante se il confronto lo facciamo con i porti del nord Europa dove si movimentano container per ben oltre 10 milioni di teu.
La funzione della Sicilia come porta d’ingresso delle merci che transitano nel Mediterraneo può determinare un indotto economico enorme, soprattutto in presenza di un collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. Se l’Italia compisse questa scelta sarebbe tale da determinare nuovi e più avanzati equilibri economici in Europa e coinvolgerebbe nel nuovo dinamismo commerciale e produttivo l’intero Mezzogiorno,restituendo all’Italia un ruolo politico internazionale che ha perso nel tempo inesorabilmente.
E’ indubbio che il futuro di un’Italia unita risiede nella sua capacità di coinvolgere nello sviluppo tutti i suoi territori, nella sua capacità di incrementare la resilienza economica di tutte le regioni d’Italia, ma soprattutto nella sua capacità politica di saper approntare e avviare il secondo motore della sua economia che è, da sempre, il Mezzogiorno d’Italia e soprattutto la Sicilia dove è la porta naturale d’Europa, lo start economico più promettente e il carburante per mantenere costante lo sviluppo.
In Sicilia ci sono almeno due fattori economici straordinari ancora dormienti, ma che da soli sono in grado di dare una nuova prospettiva e nuovo impulso all’economia nazionale, offrendo nuove e più allettanti opportunità agli operatori economici nazionali e internazionali.
La Sicilia, per queste ragioni non mendica aiuti, ma pretende piuttosto di essere protagonista dello sviluppo, ma è consapevole anche che per giungere a questo risultato occorrono servizi, grandi infrastrutture e la piena attuazione dello Statuto Speciale che la costituzione italiana ha fatto proprio e le cui prerogative la mettono nelle condizioni migliori per agire e per progredire per se stessa e per gli altri. Soprattutto è l’unico modo che l’Italia ha per far sentire italiani tutti,suoi cittadini, e per consentire alla nostra Regione di affrontare ad armi pari la battaglia che si combatte quotidianamente nei mercati internazionali.
Quali sono questi fattori?1. La già citata prossimità con la più grande autostrada del mare, da rendere efficace e propulsiva con un sistema infrastrutturale e logistico che metta in collegamento i grandi flussi del Canale di Sicilia con l’area del Mare Ionio e da lì attraverso il corridoio europeo che parte dalla Sicilia, giungere nei Paesi centro europei e scandinavi, attraversando l’Italia e l’Europa. Sulla costa occidentale della Sicilia c’è, nella posizione geografica ideale, il porto industriale di Gela di proprietà della Regione Siciliana in uso ad ENI che lo utilizza per l’imbarco del greggio che si estrae in quel territorio. La Raffineria di Gela è in disarmo e i comuni che vi gravitano sono inseriti nell’area di crisi industriale complessa con una grande disponibilità di aree sia per la produttiva, sia per la logistica.
A pochi chilometri dal porto di Gela ci sono i porti di Catania e di Augusta, quasi si toccano le due pianure più grandi della Sicilia (quella di Gela e quella di Catania), c’è la possibilità di collegare il Canale di Sicilia con il Mare Ionio con ingresso delle merci da Gela senza dovere eseguire importanti opere d’arte. Le due aree gravitano già nella stessa Zona Economica Speciale e della stessa Area Logistica Integrata della Sicilia Orientale. Gela può agevolmente far parte dell’autorità portuale di Catania e Augusta a completare il sistema portuale e trasportistico di quell’area. Con tali porti,sinergicamente operativi, si può sviluppare un’attività di intercettazione dei traffici internazionali formidabile a tutto vantaggio della Sicilia, del Mezzogiorno e dell’Italia. 2. La Sicilia dispone, inoltre, di una grande quantità di gas naturale liquido (GNL) in quanto Gela, ubicata sulla costa Sud-Occidentale dell’Isola, è il terminale di arrivo del Gas proveniente dalla Libia.
Dal suo territorio si estrae gas metano che si aggiunge a quello proveniente dall’Africa. Le navi che solcano il Mediterraneo devono essere alimentate con GNL ed è evidente che attrezzare un’HUB per la distribuzione del GNL lungo l’autostrada del mare più imponente del Mediterraneo è l’operazione economica più promettente che si possa immaginare. Va aggiunto che grazie alla riduzione di parecchi giorni di navigazione che il Gate di Gela consentirebbe, abbatterebbe radicalmente l’inquinamento prodotto dalle grandi navi contribuendo ad una significativa riduzione di CO2 come l’impegno del protocollo di Kioto prescrive.
Siamo convinti che questa sia la strada maestra da seguire, quella che ha le maggiori possibilità di successo per le intrinseche potenzialità che ha di contribuire ad incrementare la così detta resilienza del sistema Italia. Siamo convinti altresì che questa è la chance migliore che abbiamo davanti per crescere come Sicilia e come Nazione, l’unica strada per incrementare significativamente il prodotto interno lordo e per marciare spediti nella direzione del risanamento dei conti pubblici.