L’ISTAT ci segnala che la crescita del Paese, COVID a parte, è pari a zero: non ci stupisce, lo sapevamo. Per fortuna, vanno meglio le cifre riguardanti l’occupazione, che fa registrare ancora nuovi record, anche grazie alle strumentali interpretazioni entusiastiche della politica, che fa il suo mestiere esaltando i dati di cui dispone.
Ma non è tutto oro ciò che brilla. Infatti, bisogna leggere le statistiche andando oltre i riscontri che ci vengono forniti, perché il vero problema, che viene costantemente e dolosamente occultato, riguarda la qualità e la quantità di questo lavoro che sembrerebbe aumentare.
Infondo, basta guardare bene i numeri per capire che spesso si tratta di occupazioni precarie, saltuarie e mal retribuite, visto che il monte ore complessivo registrato è sotto il livello pre-crisi, come lo è quello dei salari.
Il vero disastro, però, riguarda i giovani: in Italia quelli disoccupati sono il 28,1% mentre la media in Europa è pari al 15,4. I dati diventano ancora più preoccupanti al Sud ed in Sicilia, con 107 mila disoccupati in più ma dove, ogni anno, mentre la disoccupazione continua a crescere, cresce anche il numero di emigrati che non ritorneranno più: oltre 20.000, un intero paese di medie dimensioni.
Insomma, c’è poco da stare allegri e da festeggiare, se non riparte la produzione e la crescita, per il Mezzogiorno, non ci sarà alcun futuro, se non quello targato “elemosine di stato”.
Per la nostra regione questa condizione risulta particolarmente paradossale, perché fa a pugni con l’enorme quantità di cui essa dispone, ma che non riesce ad utilizzare per una endemica carenza di infrastrutture, soprattutto nell’ambito dei trasporti.
In questo quadro piuttosto desolante, al di là degli entusiastici proclami propagandistici marcati governo, appare interessante la proposta di quanti vorrebbero pervenire ad una possibile perequazione incentrata sulla creazione di un fondo alimentato dalle entrate fiscali prodotte in Sicilia.
Al momento si tratta di una semplice ipotesi, ma i suoi promotori pare abbiano intenzione di andare avanti e presentarla in Parlamento, nella forma del disegno di legge di iniziativa popolare. Se sono rose fioriranno!