Non è la prima volta che utilizzo questo esempio, ma credo sia molto calzante: mi riferisco al diverso comportamento di chi avvita un bullone, senza sapere quale sia il senso del gesto che compie, e di chi è consapevole che quel bullone fa parte della Ferrari che vincerà il campionato del mondo di formula uno.
Il comportamento gestuale è identico in entrambi i casi, ma lo spirito con il quale si procede è profondamente diverso.
Conoscere il senso delle proprie azioni, anche quando esse fanno parte di meccanismi complessi, di cui interpretiamo o conosciamo solo un piccolo segmento, ci consente di essere e di sentirci parte dell’intero progetto. Nel caso contrario non avvertiamo lo stesso trasporto, né lo stesso interesse.
In politica avviene esattamente la stessa cosa: se si è consapevoli di quello che si sta facendo, se ne siamo partecipi, tutto è più semplice, tutto è più chiaro, altrimenti abbiamo la sensazione di sentirci delle vere e proprie marionette, nelle mani di un “puparo” del quale non conosciamo le intenzioni.
I partiti, almeno quelli di un tempo, tra i diversi compiti che svolgevano, si occupavano pure di rendere partecipi gli iscritti, attraverso frequenti incontri, delle varie scelte che venivano compiute, di volta in volta.
Oggi il modello di leadership più diffuso esclude quasi tutti gli aderenti, fatta salva una ristretta oligarchia di yes men, che si guardano bene dal contrastare il leader.
L’effetto che se ne determina è quello di relegare i cittadini al semplice ruolo di elettori, con la conseguenza che quanti non capiscono o non condividono le azioni compiute dai vertici del proprio partito o non vanno a votare o cambiano partito.
Qualcuno la chiama volatilità del voto o disaffezione; io preferisco pensare che si tratti di scarsa educazione civica e politica e di limitatissimi processi interni di adesione e condivisione democratica.
La democrazia è difficile, è complessa, è faticosa, presuppone conoscenza, competenza, rispetto delle altrui posizioni, ma soprattutto impone il diritto dovere della partecipazione, altrimenti è altro, è populismo, che con la democrazia ha poco o nulla a che vedere.
In questo periodo è bene stare molto attenti a non creare confusione, perché il populismo produce capipopolo, non certo statisti!