Carlotta Salerno
L’ 8 Marzo si festeggia la “Giornata internazionale della donna”, meglio conosciuta come “ Festa della donna”.
In Italia venne celebrata per la prima volta il 12 Marzo 1922 per iniziativa del partito comunista italiano. Nel settembre del 1944, le donne appartenenti al partito comunista, al partito socialista, al partito d’Azione, alla sinistra Cristiana ed alla democrazia del lavoro, crearono a Roma “L’Unione delle donne in Italia” la quale, nel 1945, prese l’iniziativa di celebrare l’8 Marzo la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera che , con la fine della guerra, fu estesa in tutta Italia.
Successivamente le Nazioni Unite definirono il 1975 come l’anno internazionale delle donne e l’8 Marzo di quell’anno i movimenti femministi di tutto il mondo manifestarono per ricordare l’importanza dell’uguaglianza e dei diritti tra uomini e donne.
Quando oggi parliamo della donna, sembra scontato che abbia pari dignità ed i medesimi diritti rispetto all’uomo ma è anche notorio che le donne per giungere a questa normalità hanno dovuto subire, nel corso dei secoli, continui maltrattamenti e discriminazioni.
Il cammino della donna nella storia è stato irto di ostacoli e pregiudizi ma la sua lotta le ha fatto raggiungere traguardi e importanti vittorie.
Una delle prime più grandi conquiste è stata quella di riuscire ad ottenere il diritto di voto. In Italia fu ottenuto dalle donne il 30 gennaio 1945 e nel 1948, quando le Nazioni Unite adottarono la Dichiarazione Universale dei diritti umani, il suffragio femminile , considerato a tutti gli effetti un diritto, contribuì ad eliminare ogni forma di discriminazione della donna.
Tanti sono stati nel corso degli anni i traguardi conquistati dalle donne ma, nonostante oggi si sia raggiunta una parità di diritti e dignità sociale, molte continuano ad essere sfruttate, discriminate e abusate.
Assistiamo purtroppo a tantissimi atti di violenza nei confronti delle donne che sta diventando un fenomeno sempre più diffuso nell’ambito delle famiglie e in tutta la società.
E’ ormai dimostrato che questo tipo di violenza è diventata endemica, sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo, e che sia le vittime che i loro aggressori appartengono indistintamente a tutte le classi sociali, a tutti i ceti economici e culturali.
Ci troviamo di fronte ad una delle tante violazioni dei diritti umani, ad un radicamento di un rapporto tra esseri umani che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne costrette a vivere, di conseguenza, in una posizione subordinata rispetto ad essi.
Alla luce di tali considerazioni ancora, purtroppo, c’è tanto da fare.
Per combattere questa forma di violenza, oltre alle leggi, servirebbero adeguate forme di educazione.
Quello che oggi sarebbe auspicabile è una seria opera di educazione sulle nuove generazioni che possa impartire loro, sin dall’ infanzia, il rispetto degli altri, una cultura dell’accettazione e dell’accoglienza, la conoscenza dei diritti delle donne e dei diritti umani.